mercoledì 17 dicembre 2008

LAVORATORI EUROPEI SOTTO ATTACCO!

Visto che i cinesi non vogliono concedere ai loro lavoratori i diritti che hanno gli europei, saranno gli europei a lavorare come i cinesi! Oggi le 65 ore settimanali (10 al giorno per 6 giorni + 5 alla domenica?), domani tagli ai salari!

Il Parlamento europeo ha fortunatamente respinto la proposta di portare la settimana di lavoro nell'Unione europea fino a 65 ore, bocciando il tentativo del Consiglio Ue di introdurre la possibilità di derogare al limite delle 48 ore settimanali (conquistate dall'Organizzazione internazionale dei lavoratori nel 1917).
Forse la batosta irlandese e la vicinanza (nel 2009) delle elezioni europee hanno fatto rinsavire alcuni politici (ah, la poltrona…). Forse.
Ma è comunque l’ennesima prova della deriva turbocapitalista che sta minacciando l’Europa e di come si stia tentando, in nome del Profitto e dei soldi, di distruggere i diritti sociali dei cittadini europei.
Non è passato molto tempo dalla direttiva Bolkestein (dal nome del Commissario Europeo per la Concorrenza e il Mercato Interno dell’ uscente commissione Prodi – un altro indizio che dimostra come Mondialisti di Destra e di Sinistra siano di fatto alleati alle Oligarchie globali nella guerra contro i lavoratori!) sulla liberalizzazione dei servizi!
L’obiettivo allora era, imitando principi e procedure dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), di giungere alla privatizzazione dei servizi, mossa che avrebbe inferto un duro colpo ai diritti dei lavoratori, portando precarizzazione e dumping sociale all’interno dell’ Unione Europea.
I negoziati per aumentare l'orario di lavoro settimanale erano in corso da qualche anno. Al blocco capitanato dal Regno Unito (ormai vera e propria avanguardia capitalista in Europa, sostenuto anche dalla Germania e della maggior parte dei nuovi stati membri dell’Est Europa) si è sempre opposto quello costituito da Francia, Spagna e Italia (in compagnia di Grecia, Cipro, Belgio e Lussemburgo). Con l'avvento di Berlusconi, l'Italia ha di fatto abbandonato il fronte della difesa dei diritti sociali.
Degne di nota le parole del nostro ministro, Maurizio Sacconi, che anche ieri è tornato a parlare della necessità di una «chirurgica deregulation del mercato del lavoro»: «Ora è importante che il parlamento europeo possa ratificare rapidamente questo accordo e che esso trovi poi rapida attuazione nella legislazione dei singoli paesi membri».
Si spera che tali parole vengano ricordate da tutti i lavoratori italiani al momento delle elezioni europee…

SMASH CAPITALISM!

sabato 13 dicembre 2008

AUTONOMIA E AUTOPRODUZIONE

L’Autonomia Nazionale si è sviluppata fin dal principio, in Germania, come una modalità di attivismo militante completamente sganciato da strutture come partiti ed organizzazioni. Un nuovo tipo di coinvolgimento, un attivismo di base, individuale ed indipendente, in cui non esistono segretari, dirigenti, gerarchie, coordinatori, tessere, proprietari, leader, boss e quant’altro.
In tale ottica, Aut N. si propone come un vero ‘laboratorio di idee’ SENZA CAPI E SENZA PADRONI, il punto di riferimento di tutti coloro che si ribellano al mondialismo liberista, di tutti quelli che cercano un'alternativa nazionale all’accettazione passiva del Sistema.
Una sorta di ‘volontarismo militante’, movimentista, che non segue le ‘tendenze politiche’, le modalità espressive e simboliche stereotipate o, peggio, imposte, ma le crea e si fa portatore di uno stile di opposizione fatto di riferimenti eterogenei ma basato su Valori radicali, diventando il punto di riferimento per chiunque si riconosca in concetti e posizioni irriducibilmente anti-compromissorie.
All’interno di una tale visione, la pratica del Do It Yourself! rappresenta senza dubbio una delle principali tecniche di attivismo militante.
L’Autoproduzione, il “Fai da te”, indica un modo di attivarsi in cui si pone l'accento sulla totale autogestione delle proprie attività politiche (manifestazioni, azioni propagandistiche, volantinaggi) e nella realizzazione dei materiali (adesivi, siti web, poster, volantini, stencil, graffiti), dalla scelta al confezionamento fino alla distribuzione, stampa autogestita in primis.
Possono esserci molteplici modi di organizzare ed esercitare l’attività stessa, spesso modi persino divergenti, se non contrastanti, ma l’importante è FARE, senza aspettare che qualcuno ordini!
L’attivismo e la pratica militante sono alla base della cultura DIY.
Tutto ciò al di la dei soldi (Autonomi Nazionalisti è e deve rimanere assolutamente NO PROFIT! Tutto siamo fuorchè capitalisti…), delle gerarchie di partiti il cui fine unico è e rimane la mera autopromozione (o la caccia alle poltrone).
L’attivista autonomo che decide di ‘autoprodurre’ risponde solo a se stesso delle proprie scelte, indipendentemente dai modelli e dalle ideologie dominanti correnti ed è assolutamente non appiattito e conformato su posizioni che, per la loro natura, impediscono concretamente l’azione di opposizione.
Tutto ciò, è giusto ricordarlo, non esclude però a priori la possibilità di cooperare, visto che spesso l’obiettivo comune prevale sulle posizioni differenti e sulle diversità di organizzazione.

PARTECIPAZIONE, NON RAPPRESENTANZA
SUPPORT YOUR LOCAL AUTONOME NATIONALISTEN!
BE CREATIVE AND ACTIVE!