lunedì 28 novembre 2016

DIFENDIAMO I PARCHI PUBBLICI! NO ZOO!


Sabato 26 a Torino abbiamo deciso, assieme a Greenline Front, di mostrare la nostra più totale opposizione all’operazione in corso nel parco Michelotti, una zona verde pubblica che presto, col sostegno della nuova amministrazione 5 Stelle (che quando era all’opposizione si diceva contraria a tale opera), per far cassa verrà regalata a privati con l’intenzione di farne uno zoo! Uno zoo nel 2016, con animali tolti al proprio habitat naturale per farne un’attrazione da quattro soldi! E tutto avviene con un’amministrazione comunale che ciancia di ‘vegan’, di rispetto degli animali e di ‘difesa dei beni pubblici’! A Torino stiamo ben vedendo la differenza tra il M5S degli slogan vuoti e opportunistici  e quello REALE prono agli interessi neoliberisti.


Difendere la propria Nazione significa prendere posizione sui fatti concreti, nella realtà di tutti i giorni, vuol dire difendere la Libertà del Popolo anche salvaguardando il patrimonio ambientale, agricolo e immobiliare del Paese! Ormai da tempo, come abbiamo sempre denunciato, la nostra società sembra tendere alla privatizzazione di tutto quanto possa avere un interesse per la libera iniziativa, ossia per lo sfruttamento capitalista di beni pubblici. La tendenza planetaria di stampo neoliberista, capitalista e mondialista è quella del rapido restringimento delle aree pubbliche, ossia di tutti i cittadini, a favore della privatizzazione totale di tutto il possibile, dall’acqua fino ai parchi, finchè arriveranno a pretendere la privatizzazione dell’aria che respiriamo. In una Nazione i cittadini non saranno più padroni di nulla, ma grazie a politicanti criminali si dovrà pagare per qualsiasi cosa! Tutto ciò va fermato!


I PARCHI PUBBLICI NON SI VENDONO, 
MA SI DIFENDONO!
I BENI PUBBLICI NON SONO DEI PARTITI, 
MA DEI CITTADINI!
NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DEL PARCO MICHELOTTI!
NO ALLO SFRUTTAMENTO DI ESSERI VIVENTI, 
NO ALLO ZOO!







mercoledì 23 novembre 2016

Referendum 4 dicembre: noi votiamo NO!

In merito al referendum costituzionale che si terrà il 4 dicembre una cosa ce l'abbiamo ben chiara: a dettare le 'riforme' è stata principalmente JP Morgan!

La società finanziaria americana aveva già nel 2013 pubblicato un documento intitolato 'Aggiustamenti nell'area euro' in cui si sosteneva che la crisi finanziaria del 2008 non fosse dovuta solo a cause economiche, ma particolarmente a quelle politiche, per via dei sistemi politici dei paesi del Sud-Europa e delle loro Costituzioni, le cui tutele garantiscono il diritto dei cittadini di opporsi se le decisioni dei governi non piacciono e si difendono i Diritti dei lavoratori e quindi per JP Morgan non garantiscono l'integrazione con gli altri Stati dell'Unione. Dopo le controriforme di tutti gli ultimi anni, da Monti a Letta, l'attuale governo sta portando a termine il progetto delle grandi banche d'affari, che perseguono interessi totalmente opposti a quelli dei Popoli, in nazioni che ormai sono sovrane solo di nome. Se al referendum vincesse il SI avremo la modifica del Titolo V della Costituzione depotenzierà gli enti locali rispetto al Governo centrale col fine di espropriarli dei servizi primari tipo acqua, luce, gas e trasporti, da svendere ai privati! Quindi RN invita a votare NO, ma non per stare dalla parte di partiti come il M5S che assolutamente non ci piacciono e che riteniamo uguali a quelli che sostengono tale controriforma, ma per bloccare questo ennesimo blitz di capitalisti e alta finanza ai danni dei Popoli! 

mercoledì 16 novembre 2016

Il nuovo fronte: opporsi a neoliberismo e globalizzazione!

"Esistono ormai una destra e una sinistra favorevoli all'implacabile logica del mercato...
La frontiera principale non passa più tra la destra e la sinistra, ma tra gli avversari e i sostenitori della società di mercato."

"Non esiste più la divisione destra/sinistra, ma ormai l’elettorato è diviso tra coloro che si approfittano della mondializzazione e chi ne subisce i danni ossia le periferie e le classi popolari."

De Benoist

venerdì 11 novembre 2016

Elezioni USA: CONTRO LA GLOBALIZZAZIONE!

Tantissime sono in queste ore le analisi relative ai risultati delle elezioni americane. Innegabile a nostro avviso il fatto che i cittadini americani arrabbiati abbiano scaricato in maniera netta il progressismo politicamente corretto dei ricchi mondialisti, di cui la Clinton era l’espressione massima, che con l’imposizione della globalizzazione (specie sotto i mandati di Bill Clinton, vero e proprio campione del capitalismo apolide e cosmopolita) sta affondando interi settori sociali, lanciando un segnale piuttosto chiaro all’establishment: così non si va avanti! Certo, perché il conto, salatissimo, della globalizzazione IMPOSTA agli americani e agli europei non lo hanno pagato i ricchi, i politicanti venduti, gli imprenditori, gli industriali, i finanzieri e le oligarchie privilegiate, ma lo stanno pagando i lavoratori, la working class, le classi meno abbienti, la classe media devastata, i non privilegiati, che vedono le fabbriche chiudere, i posti di lavoro sparire, i lavori che rimangono diventare ‘mac-jobs’, ossia lavori saltuari, precari e senza garanzie, gli immigrati fatti arrivare a fiumi per far abbassare ancora di più i salari e impoverire ulteriormente le classi disagiate locali, che restano al fondo senza che nessuno si curi di loro.

Perché questo è il messaggio VERO che esce dal voto americano: la globalizzazione dei privilegiati, della Global Class (come la definiva correttamente Costanzo Preve), è una pistola puntata alla testa dei popoli, che vengono ignorati dalla politica prona unicamente agli interessi della finanza e di imprese e multinazionali. E che è arrivato il tempo di mettere fine a questo CRIMINE, altrimenti oggi si protesta col voto, domani chissà.
Come ha fatto giustamente osservare Alain De Benoist ieri, in un articolo sul Quotidiano Nazionale, questa “E’ la rivincita sulla globalizzazione” delle classi medie impoverite investite assieme alla classe operaia dal vento della mondializzazione, che hanno votato contro Washington, contro le catene del politicamente corretto, contro il neoliberismo schiavista, contro il capitalismo affamatore, contro George Soros, contro la Goldman Sachs, contro i politici di carriera che confiscano la democrazia. E come giustamente fa notare De Benoist non esiste più la divisione destra/sinistra, ma ormai l’elettorato è diviso tra coloro che si approfittano della mondializzazione e chi ne subisce i danni, ossia le periferie e le classi popolari. Questa è il nuovo fronte dello scontro politico!


Vedremo come andrà a finire, anche se non siamo ottimisti in merito. Se da un lato non possiamo che gioire della legnata presa dai progressisti spocchiosi e saputelli, dall’altra siamo un pochino scettici su quanto Trump intenda fare realmente. Già nel 2008, in piena tempesta finanziaria e crisi economica Obama aveva promesso grandi cambiamenti (“Change. Yes We can!”)  e poi si è visto come è andata, con un quasi nulla di fatto. E già il fatto che il nuovo presidente voglia partire con il taglio delle tasse per i super-ricchi e i ceti alti di Hollywood e di Wall Street, gente come De Niro, Madonna, Lady Gaga, Beyoncè tanto per nominarne alcuni, insomma con l’establishment e le classi dirigenti colpevoli dello sfascio imperante, ci fa un pochino riflettere.