Il rapporto Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) uscito pochi giorni fa mostra senza dubbio il peggioramento continuo della situazione lavorativa italiana, in cui il lavoro è sempre più flessibile e precario. Un cancro che sembra non fermarsi mai.
Da quando nel 1997 i progressisti Prodi e Treu introdussero in Italia il lavoro interinale (con il famigerato ‘pacchetto Treu’), la precarietà è diventata una condizione permanente nella vita di milioni di persone, i non privilegiati, quelli senza santi in paradiso, senza il cognome giusto, non facenti parte dei giri che contano (non molto tempo fa un ministro ci aveva detto come in Italia, per il lavoro, contassero più le conoscenze del giro del calcetto che il CV e le esperienze lavorative, segno di una deriva ormai irrecuperabile).
I dati mostrano che solo negli ultimi dieci anni i contratti a tempo determinato sono aumentati di oltre 800mila unità registrando un’impennata del +36,3% a fronte di una variazione dell’occupazione complessiva pari appena all’1,4%. Inutile dire che tra precarietà lavorativa, disuguaglianze e povertà il nesso è molto stretto! Si è andati troppo oltre! Già anni fa eravamo intervenuti sulla questione, inascoltati. Ormai ci sono aziende che hanno praticamente 365 giorni l’anno legioni di precari a smazzarsi il peggio del lavoro svolto (tutti sanno come funziona), mentre multinazionali miliardarie utilizzano in maniera criminale la pratica di attribuire la categoria di ‘lavoratore svantaggiato’ per bypassare le norme e i limiti sull’utilizzo di lavoratori a tempo. Tanto i controlli non esistono, le norme sono fatte apposta per favorire tali pratiche e chi conta non ha simili problemi: i figli e parenti-di non rischiano neppure per sbaglio di finire in tale inferno! Un inferno a tempo indeterminato invece per milioni di non privilegiati! Altre soluzioni non esistono: giri di vite o maggiori regolamentazioni non servono, tanto le aziende la gabola per la trovano sempre!
IL LAVORO A TEMPO DEVE ESSERE ABOLITO! BASTA!