domenica 9 agosto 2020

Covid-capitalism

La pandemia di coronavirus arrivata dalla Cina ha avuto un impatto significativo sulle nostre vite e anche sull’economia. Un impatto sicuramente proficuo per alcuni settori, specie per quelli che puntano sulla globalizzazione spinta e sull’omologazione sempre più massiccia dei popoli del mondo. 

Al posto di cominciare a porre seri paletti alla globalizzazione criminale, causa della pandemia, si è operato invece per potenziarla. Se a livello generale, tra tutti, è infatti il settore Web (aziende legate a Internet e Software) a mostrare le percentuali di crescita più alte (nel primo trimestre del 2020 hanno visto i loro fatturati salire de 17,4%!), anche i pagamenti digitali (ricavi +4,7%) e il comparto dell’l’Elettronica (+4,5%) hanno realizzato profitti immensi da questa ‘crisi’. Nello specifico, Amazon ha visto le sue azioni in Borsa crescere, con le ricchezze di Bezos arrivate a 145 miliardi di dollari, 30 in più dello scorso anno. Bill Gates ha visto aumentare la sua fortuna di 9 miliardi, quella del fondatore di Zoom Eric Yuan è passata da 3,56 agli attuali 7,4 miliardi. 

Indubbio quindi che l’emergenza sanitaria a livello globale abbia de facto potenziato alcuni aspetti deteriori della globalizzazione: i ricchi, i signori mondialisti, sono diventati ancora più ricchi! E, ovviamente, desiderosi di proseguire su questa strada: spingere a restare chiusi in casa, perennemente collegati, a vivere sul web (se quella si può chiamare ‘vita’…), smartworking (ah, come le parole vengono sempre più usate come manganelli…), commercio online obbligato con contorno di negozi chiusi e distanziamento sociale. La morte del local. Per potenziare il global! Una web-vita, da zombie digitali, distanziati e social-dipendenti. Un modello consono ai progetti dei signori mondialisti. 

Un modello da respingere senza se e senza ma!