Sulla scia delle controriforme degli
ultimi 20 anni (dal criminale inserimento, ad opera dell’allora governo di ‘sinistra’
Prodi che con Treu portò in Italia il lavoro interinale, ossia la precarietà)
anche oggi ci viene raccontato che il problema principale del mercato
del lavoro in Italia sia la rigidità dei contratti, non la carenza di domanda.
Perciò, nonostante nel solo 2013 si siano persi ulteriori 413mila posti di
lavoro (dati Istat) e nonostante una recente confermi che la flessibilità non
porta più lavoro ( http://www.economiaepolitica.it/lavoro-e-sindacato/la-tesi-contro-la-flessibilita-non-porta-piu-lavoro/#.VEi7yrkcQiQ
) con il Jobs Act avremo una ulteriore
precarizzazione (ormai in alcuni
settori lavorativi siamo ormai allo schiavismo vero e proprio) dei contratti di lavoro, senza che, ovviamente, venga
inserita una giusta protezione per chi perde il lavoro, come avviene negli
altri paesi europei. Difficile che questa ulteriore precarizzazione dei
rapporti di lavoro favorisca la ripresa economica, ovvero la competitività
delle nostre imprese a livello nazionale. È, infatti, un forte scoraggiamento a
investire sulla forza lavoro, visto
che già oggi (con oltre 40 tipi diversi di lavoro a tempo!) ai padroni e ai
loro lacchè (capi e capetti scelti prevalentemente tra amici e paraculi vari,
alla faccia della meritocrazia sempre sputata in faccia ai non-privilegiati) interessa
solo l’asservimento della forza lavoro e nulla più! Per questo noi di
Resistenza Nazionale diciamo NO al Job Acts, ennesimo strumento capitalista per
imporre le catene e asservire i non privilegiati!
giovedì 23 ottobre 2014
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