Nel menefreghismo dei più, la globalizzazione capitalista avanza, implacabile. E i suoi effetti deleteri cominciano a vedersi, anche se per ora dissimulati sotto una coltre di propaganda e menzogne. L'Organizzazione Internazionale del Lavoro ha lanciato negli ultimi mesi un allarme passato perlopiù sotto tono, ma per chi sa vedere sotto la coltre di disinformazione si comincia a delineare quello che sarà il mondo il giorno che il criminale processo di sarà portato a compimento: nel mondo c’è sempre meno lavoro e la disoccupazione è destinata ad aumentare nei prossimi anni, anche nei Paesi 'emergenti' (il che significherà sempre più immigrazione). Il World Employment and Social Outlook - Trends 2016 ammonisce: «Un grande numero di lavoratrici e di lavoratori si trovano a dover accettare lavori a bassa retribuzione, non solo nelle economie emergenti e in via di sviluppo, ma sempre più frequentemente anche nei paesi industrializzati. Dobbiamo prendere provvedimenti urgenti per rilanciare le opportunità di lavoro dignitoso. Altrimenti rischiamo che s'intensifichino le tensioni sociali». Le prospettive occupazionali si sono ormai deteriorate anche nei paesi emergenti e in via di sviluppo, in particolare in Brasile, in Cina e nei paesi produttori di petrolio, afferma l'Ilo. In Europa inoltre - osserva l'Ilo - quasi la metà dei disoccupati sono a rischio povertà. «In molti paesi europei, la ripresa dell'occupazione è andata a scapito della qualità, con la creazione di nuovi posti di lavoro concentrata in buona parte in forme di occupazione non standard (come il lavoro occasionale e a tempo parziale)», aggiunge. La quota dei contratti di lavoro a tempo pieno, “che rappresentava oltre l'80% dell'occupazione totale nel 2007, è scesa di oltre 3 punti percentuali nel 2015. Al contrario, la quota di rapporti di lavoro a tempo parziale sul totale dell'occupazione è salita a più del 22 % nel 2015». Ed il lavoro a tempo parziale è spesso non volontario.
Che significa tutto ciò? Che stanno cominciando ad arrivare al pettine i nodi di un processo artificiale indotto, la globalizzazione neoliberista, le cui conseguenze sono già visibili oggi, per chi vuole vederle ovviamente: povertà, disoccupazione, ingiustizie sociali crescenti, schiavitù di ritorno, precarietà, immigrazione crescente, sfruttamento e profitti immensi per pochi. Insomma, il capitalismo al suo top! Ma nonostante i segnali sempre più allarmanti che emergono, la questione non sembra interessare più di tanto le persone, prese unicamente da visioni di breve respiro, consumismo compulsivo e disimpegno, apatiche e speranzose unicamente che quando la tempesta arriverà non tocchi a loro, ma solo agli altri! E poi non dite che non vi avevamo avvertito!