Sabato 11 febbraio nella città di Ivrea un piccolo gruppo di attivisti e supporters di RN e del Network Anticapitalista (ACN/AKN) ha effettuato un presidio contro la globalizzazione.
I nuovi assetti del capitalismo globale hanno prodotto una crisi del sistema produttivo italiano che comincia a farsi sentire in maniera pesante! Delocalizzazioni, chiusure e licenziamenti sono ormai all’ordine del giorno in tutta Italia. Le aziende smantellate difficilmente riapriranno! C’è un’intera nazione che si sta deindustrializzando e subisce quasi in silenzio gli effetti devastanti di decenni di mondialismo capitalista e globalizzazione economica. E mentre pochi si arricchiscono a livelli inuditi, moltissimi perdono il posto di lavoro, con poche speranze di trovarne uno nuovo o con davanti una prospettiva fatta di precarizzazione, lavori occasionali, sottopagati e senza futuro. E non sono solo i giovani a subire tutto ciò, come vorrebbe farci credere il sistema: il fenomeno colpisce sempre di più persone sui 40 anni e oltre, persone che si trovano improvvisamente tagliate fuori, emarginate, discriminate, rese inutili da un sistema che ha nel Profitto la sua ragion d’essere, destinate ad un futuro di stenti e miseria.
I nuovi assetti del capitalismo globale hanno prodotto una crisi del sistema produttivo italiano che comincia a farsi sentire in maniera pesante! Delocalizzazioni, chiusure e licenziamenti sono ormai all’ordine del giorno in tutta Italia. Le aziende smantellate difficilmente riapriranno! C’è un’intera nazione che si sta deindustrializzando e subisce quasi in silenzio gli effetti devastanti di decenni di mondialismo capitalista e globalizzazione economica. E mentre pochi si arricchiscono a livelli inuditi, moltissimi perdono il posto di lavoro, con poche speranze di trovarne uno nuovo o con davanti una prospettiva fatta di precarizzazione, lavori occasionali, sottopagati e senza futuro. E non sono solo i giovani a subire tutto ciò, come vorrebbe farci credere il sistema: il fenomeno colpisce sempre di più persone sui 40 anni e oltre, persone che si trovano improvvisamente tagliate fuori, emarginate, discriminate, rese inutili da un sistema che ha nel Profitto la sua ragion d’essere, destinate ad un futuro di stenti e miseria.
E’ tempo di reagire, iniziando con il prendere coscienza che ci si trova in una situazione del tutto nuova e diversa dalle crisi affrontate in passato! Ci si trova di fronte non, come cercano di farci credere i media del sistema, ad una ‘crisi passeggera’ ma ad una situazione STRUTTURALE, ossia PERMANENTE, i cui effetti negativi permarranno per decenni sui nostri territori! Per difendere il sistema produttivo italiano ed europeo e per recuperare i milioni di posti di lavoro perduti, e con essi milioni di vite distrutte, non serve rincorrere la competitività a tutti i costi con nazioni come la Cina, una corsa che sarebbe solo utile ai capitalisti globali, che imporrebbero in tal modo condizioni sempre peggiori ai lavoratori e ai cittadini di tutta Europa.
Per contrastare tale quadro serve una diversa soluzione, ma bisogna invertire la rotta, cominciando a rifiutare il deleterio modello di sviluppo capitalista e mondialista che ci vuole non ‘cittadini’ di una Nazione, con Diritti e dignità, ma meri ‘consumatori’ in balia delle scelte dei Padroni del Mondo, smettendo di credere nelle logiche del ‘libero mercato’, superarando la mentalità consumistica che ha inaridito il nostro modo di vivere!
Solo così si potrà ripartire con VERE politiche per la rinascita del territorio, fermando le speculazioni finanziarie che impoveriscono e annientano, bloccando l’afflusso indiscriminato di merci dall’oriente imponendo dazi pesantissimi, ritornando ad un’economia di produzione tramite la RILOCALIZZAZIONE sul territorio nazionali degli impianti produttivi grossi e piccoli, dando lavoro a tutti i cittadini italiani.
Solo così si potrà ripartire con VERE politiche per la rinascita del territorio, fermando le speculazioni finanziarie che impoveriscono e annientano, bloccando l’afflusso indiscriminato di merci dall’oriente imponendo dazi pesantissimi, ritornando ad un’economia di produzione tramite la RILOCALIZZAZIONE sul territorio nazionali degli impianti produttivi grossi e piccoli, dando lavoro a tutti i cittadini italiani.
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