Venerdì sera il governo ha sfornato un decreto legislativo che riguarda i cosiddetti lavoratori «in somministrazione», ovvero gli interinali. Cioè le persone che attraverso apposite agenzie vengono «assunte» temporaneamente da aziende che hanno bisogno di lavoro. La norma, predisposta dal discusso viceministro al Lavoro Michel Martone, apparentemente conferma a questi lavoratori molte importanti garanzie, dalla parità di stipendio alla maternità, dall’orario al trattamento nei giorni festivi. Garanzie che però erano già ampiamente previste sia dal pacchetto Treu del ‘97 che dalla legge Biagi del 2003. Contemporaneamente il decreto non solo liberalizza e flessibilizza ampiamente il ricorso a questa forma di lavoro. Ma permette anche che le imprese possano utilizzare questi lavoratori - se fanno parte delle cosiddette categorie «svantaggiate» - inquadrandoli con uno stipendio inferiore a quello «normale».Molto diffuso nel mondo anglosassone, il lavoro interinale odiatissimo dai movimenti antiprecarietà - in Italia è un fenomeno relativamente ristretto. Nel 2011 sono stati in tutto 514.000 i lavoratori che hanno svolto almeno un «giro» in azienda. Ma calcolandoli come fossero dipendenti a tempo pieno rappresentano solo l’1,16% dell’intero mondo del lavoro. Nel 2009 il 55% guadagnava meno di 10.000 euro l’anno.Le nuove norme sono state fortemente sollecitate dalle agenzie di lavoro interinale, riunite in Assolavoro, e tutto sommato anche da Confindustria. La filosofia - tipicamente liberista - è quella di cancellare una serie di vincoli che limitano il ricorso all’interinale per un’ampia fascia di lavoratori più deboli, le categorie cosiddette «svantaggiate»: chi usufruisce da sei mesi di un ammortizzatore sociale, chi non ha un titolo di studio superiore, chi cerca un posto da 24 mesi. Per loro - la maggioranza di chi si iscrive a un’agenzia interinale - spariscono le «causali» (ovvero i settori e le prestazioni consentite) indicate dai contratti collettivi e i «tetti» numerici per il lavoro in somministrazione. E soprattutto, si stabilisce chiaramente che una volta inseriti in azienda riceveranno un salario più basso del 20% o verranno inquadrati due livelli al di sotto di quello teoricamente spettante.Il presidente di Assolavoro, Federico Vione, plaude al decreto Martone, varato a seguito di una direttiva europea. «Si favorisce l’inclusione sociale e la flessibilità buona - dice - ovvero quella che passa attraverso le agenzie per il lavoro». I sindacati sono invece furiosi. «Avevamo chiesto - dice Filomena Trizio, di Nidil-Cgil - che agli interinali venissero dati gli assegni familiari. Non solo niente assegni, ma ora anche la somministrazione di lavoro è diventata uno strumento di assunzione iperprecario e sottocosto».
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