“Oggi la globalizzazione di tipo finanziario e tecnologico
corrisponde all’espansione planetaria dell’aggressività nordamericana e della
sola logica del capitale, una logica che ha fatto sì che il mondo divenisse via
via più uniforme, attraverso l’abbattimento di tutti gli ostacoli
all’espansione del capitale. Che si tratti di frontiere, di culture, di popolla diversità viene distrutta e i valori indeboliti.
Quanto al modello sociale, è chiaro che quello attuale va
cambiato, non nel senso di abolire l’economia ma dando all’economia il posto
che merita. Bisogna decolonizzare l’immaginario, cioè bisogna uscire
dall’ossessione consumistica e dalla logica della crescita infinita, in quanto
non si può avere una crescita materiale infinita in un mondo finito, di
conseguenza bisogna porre dei limiti e trovare un equilibrio.”
“Il rischio è che pur battendosi giustamente contro
l’omologazione capitalistica globale, si riduca a farlo, più o meno
consapevolmente, ancora sotto le insegne dell’ideologia dell’Identico che ne
sta alla base.
Esistono molte destre, ma tutte accomunate dall´adesione al
liberismo mercantile. Quella attuale è senz´anima e senza idee, ma dominata dal
denaro. Vedo solo elementi negativi.”
Anche per de Benoist, «un altro mondo è possibile», come
proclamano i no global, ma non lo si costruirà nel solco del primato
dell’economia, della produzione e dei diritti dell’Individuo, poiché su questa
cifra il capitalismo liberale, la logica del desiderio infinito che porta al
consumismo, la distruzione delle differenze rimarranno sempre, purtroppo, le
formule vittoriose. Occorre piuttosto una DECOLONIZZAZIONE RADICALE che miri a
rianimare quelle concrete forme di socialità primaria che attingono da
quell’inesauribile serbatoio di differenze che è la vita stessa, nei suoi
fondamenti.
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