giovedì 12 gennaio 2017

Contro la logica del profitto capitalista

“Oggi la globalizzazione di tipo finanziario e tecnologico corrisponde all’espansione planetaria dell’aggressività nordamericana e della sola logica del capitale, una logica che ha fatto sì che il mondo divenisse via via più uniforme, attraverso l’abbattimento di tutti gli ostacoli all’espansione del capitale. Che si tratti di frontiere, di culture, di popolla diversità viene distrutta e i valori indeboliti.
Quanto al modello sociale, è chiaro che quello attuale va cambiato, non nel senso di abolire l’economia ma dando all’economia il posto che merita. Bisogna decolonizzare l’immaginario, cioè bisogna uscire dall’ossessione consumistica e dalla logica della crescita infinita, in quanto non si può avere una crescita materiale infinita in un mondo finito, di conseguenza bisogna porre dei limiti e trovare un equilibrio.”

“Il rischio è che pur battendosi giustamente contro l’omologazione capitalistica globale, si riduca a farlo, più o meno consapevolmente, ancora sotto le insegne dell’ideologia dell’Identico che ne sta alla base.
Esistono molte destre, ma tutte accomunate dall´adesione al liberismo mercantile. Quella attuale è senz´anima e senza idee, ma dominata dal denaro. Vedo solo elementi negativi.”

Anche per de Benoist, «un altro mondo è possibile», come proclamano i no global, ma non lo si costruirà nel solco del primato dell’economia, della produzione e dei diritti dell’Individuo, poiché su questa cifra il capitalismo liberale, la logica del desiderio infinito che porta al consumismo, la distruzione delle differenze rimarranno sempre, purtroppo, le formule vittoriose. Occorre piuttosto una DECOLONIZZAZIONE RADICALE che miri a rianimare quelle concrete forme di socialità primaria che attingono da quell’inesauribile serbatoio di differenze che è la vita stessa, nei suoi fondamenti.

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