Più storie sentiamo sulle 'agenzie interinali' e più continua ad emergere sempre la stessa immagine: luoghi simili a fogne, piene di persone -perlopiù scialbe e vanesie ragazzette in minigonna- incapaci, arroganti e inutili che sfruttano e calpestano persone più deboli che hanno bisogno.
Altro che articolo 18: per migliorare il sistema lavorativo nazionale la prima cosa da fare sarebbe quella di ABOLIRE E CHIUDERE IMMEDIATAMENTE LE SUDDETTE AGENZIE!
Monica ha resistito un mese. Aveva 24 anni, una laurea in Scienze dell’educazione e nessuna esperienza. Stagista in un’agenzia del lavoro. La responsabile sbrigava le pratiche da sola senza assegnarle alcuna mansione però le affidava i “colloqui conoscitivi”, il compito più delicato, quindici minuti per conoscere il candidato di turno con il suo bagaglio di studi, esperienze, talenti e passioni. “Non c’erano graduatorie e pescavamo dagli elenchi a caso…”.“Mi dicevano di fare sempre le stesse domande generiche sul curriculum, io prendevo appunti e salutavo dicendo: ‘La richiameremo’.
Quando un’azienda richiedeva una figura specifica proponevamo due-tre candidati tenendo anche conto del ‘profilo caratteriale’: in pratica se la persona parlava molto o era timida, cos’altro potevo valutare? Di colloqui se ne facevano anche trenta al giorno, che in un mese avranno portato a cinque-sei incontri in azienda, di ‘collocati’ non ne ho visto neanche uno”.
Da due anni Monica ha una scuola dove organizza corsi di informatica per adulti che vogliono riqualificarsi e ragazzi in cerca di lavoro.
Come Gaia, 26 anni, laureata in Storia dell’arte con il massimo dei voti, da oltre un anno regolare frequentatrice di agenzie interinali. “Mi è capitato di essere convocata dalla stessa azienda anche per cinque colloqui di fila, ognuno in un ufficio diverso e con un diverso esaminatore che ripeteva le solite domande ‘preliminari’. L’ultima volta il direttore mi ha detto che il posto era mio. Ho dovuto richiamare l’agenzia più volte per scoprire di essere stata superata da un candidato che loro non conoscevano. Sempre la stessa storia, la mia impressione è che i colloqui servano solo a fare numero”.
La pensa così anche Marzia, 32 anni, un lavoro in nero nell’edilizia. “Ho trovato spesso esaminatori che non sapevano neanche quali mansioni avrei potuto svolgere con i miei titoli. Li ho sentiti deridere persone che telefonavano per conoscere l’esito dei colloqui. Lucrano sulle nostre speranze e ci prendono in giro. Al massimo ti procurano uno stage di tre o sei mesi, in azienda avanzano i soliti intoccabili che ti fanno pure la guerra, poi lo stage finisce e ricomincia il calvario dell’attesa col telefonino sempre acceso.
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro? Quando mi chiamano per un colloquio mi viene la nausea”. Per tanti ragazzi la ricerca di un posto qualunque è diventata l’unico lavoro, con ricadute psicologiche pesanti e un tasso di frustrazione troppo alto. Ci sono anche agenzie che funzionano e aziende che assumono, ma quanti di voi si sono ritrovati nelle storie di Monica, Gaia e Marzia? Che prospettive ci sono quando i percorsi d’inserimento nel mondo del lavoro sono così opachi?
http://solferino28.corriere.it/2012/03/20/vita-dagenzia-quando-il-lavoro-e-cercare-lavoro/#more-142
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