La controriforma del lavoro del governo dei banchieri conferma il trend in auge da più di 20 anni: dopo settimane di inutili paroloni, otteniamo più mobilità, più flessibilità, meno tutele, meno lavoro. Ennesima macelleria sociale!
E mentre da un lato non si può non confermare, come tra l’altro ha anche bizzarramente confermato la Fornero qualche tempo fa, che le riforme pro-flessibilità introdotte con generosità lungo gli ultimi quindici anni non hanno fatto altro che favorire la “debole crescita” che ha caratterizzato il nostro paese fin dal 2002 (le aziende hanno puntato tutto solo sui bassi costi e lo sfruttamento dei lavoratori, senza investire su altri asset più strategici, con lo straordinario
risultato di avere meno qualità, meno competitività, meno competenze!), dall’altra constatiamo da parte delle oligarchie dominanti la ferrea volontà di proseguire sulla strada iniziata con l’abolizione della scala mobile e con l’introduzione del lavoro interinale/precarietà in Italia (1998, Pacchetto Treu, Governo Prodi – guarda caso, anche qui con il pieno supporto del cd ‘centrosinistra’), continuando a scaricare verso il basso, sui non-privilegiati, tutto il marcio
del ‘capitalismo reale’!
Il tutto condito abbondantemente con i soliti luoghi comuni reazionari ormai triti e ritriti: ‘la libertà di licenziare in realtà è libertà di assumere’ (frasi usate in abbondanza, guarda caso, da chi invece ha per se e per la propria famiglia, il culo ben parato da contratti di ferro e stipendi stratosferici!), ‘la flessibilità è un valore aggiunto’ (ma provate ad andare in una agenzia interinale o negli uffici del personale di qualche azienda con un curriculum variegato, vedrete come verrà vista e valutata per bene la vostra ‘flessibilità’!) fino ad arrivare, le comiche finali, ad inutili quanto insensate considerazioni come “ma le imprese non licenziano per capriccio”!
Chiunque abbia una minima esperienza nello schizofrenico ‘mercato del lavoro’ italiano sa benissimo come funzionano la maggior parte delle imprese nazionali, grandi e piccole, dove la quasi totalità del cosiddetto ‘management’, i dirigenti, i capetti, i team leader e così via, altro non sono che figli di, amici di, yesmen, raccomandati e leccapiedi assortiti, gente perlopiù priva di buoni livelli di competenze (spesso senza neanche buoni titoli di studio, che in Italia sono anzi una stigma), perlopiù propensi a ragionare e gestire in base non ai soliti clichè che vengono propagandati ormai a noia dai media asserviti (meritocrazia, competenza, esperienza) ma bensì sulla base del loro stesso metro: assoluta sottomissione, leccapiedismo, asservimento coatto dei subordinati. Tanto loro se sbagliano non pagano mai e ci sarà sempre chi pagherà per loro!
E grazie a questa controriforma tutte queste dinamiche assolutamente disastrose ne usciranno rafforzate e implementate: sempre più precarietà, sempre più sfruttamento, sempre meno qualità, sempre meno sviluppo!
Inoltre, alla faccia degli sperticati elogi verso il sistema tedesco, si conferma il più assoluto menefreghismo nei confronti di chi è disoccupato e non è più ‘giovane’ (secondo i canoni del giovanilismo imperante di marca statunitense): l’Italia è uno dei tre paesi in Europa (assieme a Grecia e Bulgaria) a non prevedere forme continuative di sussidio a chi perde il lavoro, nonostante le ripetute (fin dal 1992!) sollecitazioni e Raccomandazioni del Consiglio Europeo sulle politiche di protezione sociale relativamente all’inclusione delle persone fuori del mercato del lavoro.
Il mantra reazionario ‘CE LO CHIEDE L’EUROPA’ è tirato in ballo sempre e solo quando fa comodo alle oligarchie dominanti e ai loro interessi, mentre viene tranquillamente ignorato nel caso porti benefici ai non-privilegiati!
risultato di avere meno qualità, meno competitività, meno competenze!), dall’altra constatiamo da parte delle oligarchie dominanti la ferrea volontà di proseguire sulla strada iniziata con l’abolizione della scala mobile e con l’introduzione del lavoro interinale/precarietà in Italia (1998, Pacchetto Treu, Governo Prodi – guarda caso, anche qui con il pieno supporto del cd ‘centrosinistra’), continuando a scaricare verso il basso, sui non-privilegiati, tutto il marcio
del ‘capitalismo reale’!
Il tutto condito abbondantemente con i soliti luoghi comuni reazionari ormai triti e ritriti: ‘la libertà di licenziare in realtà è libertà di assumere’ (frasi usate in abbondanza, guarda caso, da chi invece ha per se e per la propria famiglia, il culo ben parato da contratti di ferro e stipendi stratosferici!), ‘la flessibilità è un valore aggiunto’ (ma provate ad andare in una agenzia interinale o negli uffici del personale di qualche azienda con un curriculum variegato, vedrete come verrà vista e valutata per bene la vostra ‘flessibilità’!) fino ad arrivare, le comiche finali, ad inutili quanto insensate considerazioni come “ma le imprese non licenziano per capriccio”!
Chiunque abbia una minima esperienza nello schizofrenico ‘mercato del lavoro’ italiano sa benissimo come funzionano la maggior parte delle imprese nazionali, grandi e piccole, dove la quasi totalità del cosiddetto ‘management’, i dirigenti, i capetti, i team leader e così via, altro non sono che figli di, amici di, yesmen, raccomandati e leccapiedi assortiti, gente perlopiù priva di buoni livelli di competenze (spesso senza neanche buoni titoli di studio, che in Italia sono anzi una stigma), perlopiù propensi a ragionare e gestire in base non ai soliti clichè che vengono propagandati ormai a noia dai media asserviti (meritocrazia, competenza, esperienza) ma bensì sulla base del loro stesso metro: assoluta sottomissione, leccapiedismo, asservimento coatto dei subordinati. Tanto loro se sbagliano non pagano mai e ci sarà sempre chi pagherà per loro!
E grazie a questa controriforma tutte queste dinamiche assolutamente disastrose ne usciranno rafforzate e implementate: sempre più precarietà, sempre più sfruttamento, sempre meno qualità, sempre meno sviluppo!
Inoltre, alla faccia degli sperticati elogi verso il sistema tedesco, si conferma il più assoluto menefreghismo nei confronti di chi è disoccupato e non è più ‘giovane’ (secondo i canoni del giovanilismo imperante di marca statunitense): l’Italia è uno dei tre paesi in Europa (assieme a Grecia e Bulgaria) a non prevedere forme continuative di sussidio a chi perde il lavoro, nonostante le ripetute (fin dal 1992!) sollecitazioni e Raccomandazioni del Consiglio Europeo sulle politiche di protezione sociale relativamente all’inclusione delle persone fuori del mercato del lavoro.
Il mantra reazionario ‘CE LO CHIEDE L’EUROPA’ è tirato in ballo sempre e solo quando fa comodo alle oligarchie dominanti e ai loro interessi, mentre viene tranquillamente ignorato nel caso porti benefici ai non-privilegiati!
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