Circa 20 anni fa usciva in Italia
‘Rivolta’, rivista nazionalrivoluzionaria unica nel suo genere, portabandiera
in quello spezzone di anni ’90 delle Idee e delle visioni di un certo ambiente militante
politico e sociale.
Per onorare la memoria di quella
grande rivista, senza dubbio una pietra miliare nel panorama della propaganda
NR, abbiamo quindi realizzato una breve intervista con Max, l’ideatore e
redattore della rivista.
Max, come è nata l’idea di realizzare una rivista come
Rivolta? Quali erano i valori e i riferimenti a cui si richiamava e a chi era
destinata la rivista?
Innanzitutto grazie per l’intervista e lo spazio che mi
concedi. Rivolta nacque nella primavera del 1997 all’interno del Raggruppamento
Giovanile AVANGUARDIA GIOVANILE del Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Nacque
con lo scopo di spronare, illuminare e stimolare, fornendo armi culturali per
la lotta senza tregua contro le oligarchie capitalistiche, i Fantocci dell’UE e
le puttane dell’Imperialismo Amerikano. Era rivolta essenzialmente alla Base
Giovanile del Movimento ed a tutte quelle realtà Nazionalrivoluzionarie che
lottavano contro la Società Capitalistica Borghese e che appoggiavano la Lotta
degli Oppressi contro gli Sfruttatori. A tutte quelle realtà, insomma, che
rappresentavano l’Antisistema senza settarismi o dogmatismi. I valori e il
patrimonio ideologico di riferimento della Rivista era il Socialismo
Rivoluzionario e di Avanguardia le cui radici si possono ritrovare nella
seconda metà del Secolo XIX con la fusione delle correnti Nazionaliste e del
cosiddetto Socialismo Utopistico pre e/o anti-marxiano. Mi consideravo, anzi ci
consideravamo, gli eredi ideologici di uomini quali Blanqui, Mazzini, Sorel,
Corridoni e di quel Sindacalismo Rivoluzionario che fu anche dei fratelli De
Ambris. I fieri eredi del Fascismo Diciannovista, della Rivoluzionaria e
tragica esperienza della R.S.I., delle Croci Frecciate Ungheresi, del
Socialismo Nazionale di Otto e Gregor Strasser e delle SA di Stennes, del
Nazionalismo Rivoluzionario dei Freikorps e del loro nichilismo eroico di
combattenti liberi, presente anche in Jünger, nella sua visione nazionalista e
quasi dionisiaca della vita, accostabile al pensiero nietzschiano, del
Nazional-sindacalismo di Ramiro Ledesma Ramos, del Movimento ascetico
spirituale dei legionari rumeni di C.Z. Codreanu, del Nazional-Comunitarismo
Grand’Europeo del più geniale ideologo del secondo dopoguerra, Jean Thiriart. In
un certo senso, perdonami l’esagerazione, ci consideravamo anche figli eretici
di Anarchici come Malatesta, Durruti o di Comunisti come Spirito, Bombacci, uomini
che dedicarono la vita all’Apostolato Sociale.
Se non ricordo male, tu provenivi dall’esperienza di Base
Autonoma. Quale peso e influssi ha avuto questa esperienza sul progetto
editoriale di Rivolta? Com’era il contesto politico all’epoca?
Ricordi bene. All’epoca io ero nel Direttivo
dell’Associazione Culturale Liguria Fronte Skinheads e vivevo l’impegno
politico in maniera assoluta e totalizzante. Il nostro movimentismo, che
caratterizzava l’approccio alla politica da parte del movimento Skins, ci portò
ad entrare in contatto con le altre realtà Nazionalrivoluzionarie fine anni
Ottanta, primi anni Novanta, come DART, il Movimento Politico, Ideogramma ed il
Sentiero. Noi come Associazione Skinhead (LFS, VFS, AS) eravamo intenzionati a
non limitarci a portare avanti un progetto solo musicale ma a fare attività politica attiva sul
territorio, quindi ci ritrovammo ad aver di fronte le altre realtà NR con le
quali era possibile rapportarsi. Ci trovammo così a stringere una vasta rete di
contatti a livello nazionale e internazionale. Questo nostro approccio
movimentista nazionalrivoluzionario e di apertura nei confronti di realtà,
contesti e ambiti fino ad allora considerati parecchio distanti, portò alla
possibilità di concretizzarsi nelle sembianze di un nuovo contenitore politico
che prenderà il nome di Base Autonoma. Questa Federazione di Gruppi mutuava il
nome dall’esperienza avviata in Spagna da diverse organizzazioni NR. Tali
gruppi operavano a livello nazionale sotto la sigla Bases Autonomas. Diciamo
che questa esperienza mi ha formato a livello di Militanza rivoluzionaria ma
non ha influito sul progetto Editoriale di Rivolta in quanto troppo distante il
contesto in cui operavamo e diversa la situazione politica. Il fatto poi che
avevamo subito una repressione durissima mi aveva insegnato ad approcciarmi
tatticamente in maniera nuova. Insomma avevo capito che innanzitutto era
importante cercare di arrivare al cuore della gente, rigettando la retorica o
l’eccessiva ostentazione di atteggiamenti difficilmente digeribili dalla gente.
D’altronde la legge liberticida “Mancino” fu il primo esempio di Totalitarismo
Democratico. Fu l’arma con cui il Sistema ci colpì e molti di noi ci cascarono
e la gente comune nemmeno se ne accorgeva. Una legge fatta apposta per noi. Ma
che gentili!
Il contesto era quello dove il Mondialismo incominciava a
celebrare i suoi fasti con l’utilizzo di un’immigrazione sempre più fuori
controllo e dove il Liberal-Capitalismo regolava i conti a modo suo. I Signori
del Sistema volevano strapparci un “Sì” rassegnato alla logica dell’economia
“liberista” del Mondialismo e dell’immigrazione selvaggia che altro non avrebbe
provocato che neo-schiavi a buon mercato.
Quanti numeri sono stati pubblicati? Che accoglienza aveva
avuto la rivista ai tempi?
Furono pubblicati 4 numeri dal Giugno del 1997 ad Aprile
del 1999. La Rivista fu accolta molto bene dal momento che tutti i numeri
raggiunsero la cifra di circa 1500 copie distribuite. Rivolta fu per molti la
rivista per chi non voleva arrendersi alla morte lenta ma inevitabile delle
intelligenze, delle culture e delle Tradizioni dei Popoli Indo-Europei. La
Rivista di chi diceva NO alla logica politica dei due poli liberal-capitalisti
che riproponeva lo sfruttamento, l’inquinamento e il dominio del Capitale
apolide e cosmopolita in stile “salsa” Yankee.
In Rivolta è presente una grande attenzione alle tematiche
NR in un’ottica anticapitalista e antimondialista. Diversi articoli trattano
del tema dell’autonomia, in una sorta di anticipazione di certe tendenze che
prenderanno piede in tutta Europa negli anni 2000. Cosa ne pensi, a distanza di
20 anni?
Io ho sempre pensato che una Rivista NR deve essere il
seme e il Popolo la terra. Bisogna dire che Rivolta nasce dal riflusso
dell’anima NR colpita duramente dall’ “Operazione Runa” e che quindi per
l’avvenire della Opposizione Nazionale e Sociale la nuova discriminante non
doveva più essere la vecchia dicotomia destra/sinistra, mantenuta dal Sistema
per dividere i Rivoluzionari, ma fra i sostenitori del liberismo economico
borghese ed apolide ed i nuovi rivoluzionari radicali dell’ALTERNATIVA GLOBALE
al Sistema, conscia del proprio patrimonio ideologico e storico. Rigenerarsi
era la parola d’ordine di autocritica politica ed ideologica in vista del
rinnovamento totale e vincente, senza MAI rinnegare però nulla. Volevo/volevamo
dare con questa Opposizione di Popolo, Sociale e Nazionale, innanzitutto una
risposta antitetica alla “mentalità borghese” ed allo “spirito mercantile”.
Pensavo, a torto o a ragione, dopo 20 anni probabilmente sbagliando, che
stavano maturando le condizioni perché l’Unità Anti-Sistema della Nuova
Opposizione Sociale ed il nuovo Socialismo Rivoluzionario, significasse
l’affermazione della coscienza rivoluzionaria di tutte le classi lavoratrici,
il soggetto storico che avrebbe potuto seppellire l’Imperialismo Sionista-Amerikano
ed i suoi servili alleati borghesi. Volevo, con Rivolta, che fosse chiaro che
non bisognava fare gli errori “mortali” del vecchio MSI perché il nemico
principale era proprio la destra borghese che in seno ad esso si annidava. Una
destra borghese, connubio immondo di reazionarismo ed egoismo, i cui paladini
erano Fini e Berlusconi ma anche Prodi e D’Alema con le loro “pozioni mortali”
ultra-liberiste. Volevo scuotere le pesantezze sociologiche ed ideologiche
accumulate in decenni di sconfitte politiche, riavvicinandomi alle origini del
movimento NR, con ciò che costituiva l’essenza stessa del Nazionalismo. Con
Rivolta, volevo procedere ad una genealogia del Nazionalismo, quantomeno
liberarne l’essenza, definendo un progetto politico senza concessioni di
linguaggio agli elementi destrorsi che parassitavano il Nazionalismo
Rivoluzionario. Volevo lasciarmi alle spalle i rottami ideologici
dell’estremismo destrorso, come i marci steccati del dogmatismo
auto-riflettente del “destra-sinistra”. Sapevo che questo compito era arduo e
lungo. Rivolta voleva ESSERE formazione non dogmatica ma NUOVA, RADICALE, DURA
e ATTRAENTE. Non volevo più rinchiudermi, cioè, all’interno di ideologismi
angusti e dogmatici compromettendo l’agilità rivoluzionaria e ricadendo in
schematismi infruttuosi. Per me il concetto di Autonomia e di Gruppi Autonomi
doveva essere la struttura fondamentale del Movimento Nazional-Rivoluzionario e
dell’Azione Diretta di Popolo. Secondo me un piccolo numero di militanti
autonomamente organizzati, però mai indipendenti, dovevano essere l’Avanguardia
Rivoluzionaria in prima linea.
La musica, nei suoi diversi generi, diventa in quegli anni
sempre più importante nel campo nazionalista come mezzo per ispirare le lotte e
per veicolare le idee. Rivolta essendo una rivista militante a 360 gradi,
dedicava grande spazio alla musica. Che ci dici in merito? C’era qualche band
che vi aveva influenzato o colpito particolarmente?
Io ho sempre pensato che la musica nazional-rivoluzionaria
fosse un’arma a disposizione per svegliare la gioventù dall’immondo torpore
creato dal liberal-capitalismo. Io sono cresciuto musicalmente con il RAC anche
se col tempo i miei gusti sono cambiati ed adesso apprezzo anche altri generi
estremi e radicali come il Black Metal. I miei gruppi preferiti rimangono
Peggior Amico, Skrewdriver, Bunker 84, Legion 88, Der Sturmer, Kristallnacht,
Stahlfront, Selbstmord.
Max ti ringrazio per il tempo concesso. Vuoi ancora dirci qualcosa?
Grazie a voi per l’intervista. L’IDEALE CI HA DATO LE
ARMI, CREDERE E’ IL NOSTRO SCUDO, LA SPADA DEL CORAGGIO E’ RIVOLTA AL FUTURO!
Resistere per sopravvivere. Vivere per lottare. Lottare per vincere. La
Vittoria per la Rivoluzione e la Rivoluzione per l’Uomo Nuovo. Ultima risorsa
dei Popoli Indo-Europei di fronte al liberismo mondialista, il
Nazionalsolidarismo è più che mai la SOLA IDEA RIVOLUZIONARIA in Europa. Il
Risveglio dei nostri Popoli e l’Alba di un mondo rinnovato ha questo nome: il
Nazionalsolidarismo rivoluzionario!
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