giovedì 27 gennaio 2011

Gruppo Bilderberg: l'Economist conferma, è una cospirazione mondiale


Si è spesso parlato della spinta verso un sistema centralizzato di controllo del governo mondiale come di una “cospirazione pubblica”. Gruppi come Bilderberg, la Commissione Trilaterale e il Council on Foreign Relations sono i perni di questa agenda, stabiliscono le misure prese dai politici e dai brokers del potere che questi gruppi hanno di fatto comprato.
Un articolo piuttosto eccentrico apparso da poco sull’Economist fa riferimento a questa struttura di potere non come a una teoria della cospirazione, ma semplicemente confermando che "l’élite cosmopolita" si ritrova effettivamente in quei meeting in club esclusivi per forgiare il mondo nel quale la “superclasse” desidera abitare.
Ovviamente, l’Economist è il posto ideale dove ostentare una cospirazione, dato che il suo editore è un abituale frequentatore della conferenza annuale del gruppo Bilderberg, un’ammissione che l’articolo rivendica con orgoglio nei primi paragrafi.
In modo ironico, l’articolo descrive Bilderberg come “una cospirazione del male tesa a dominare il mondo” e poi finisce con l’affermare che sì, il gruppo effettivamente domina gli eventi nel mondo.
È stato responsabile della moneta unica europea, ospita gli affaristi e l’aristocrazia più influente al mondo, così come un piccolo gruppo di giornalisti, in rappresentanza delle più grandi corporazioni mondiali di media, che hanno aderito alle regole della Chatham House, ovvero che non possono rivelare le “grandi idee” ordite dal gruppo.
“Il mondo è un posto complicato, con oceani di informazioni rovesciate dappertutto”.
“ Dirigere una multinazionale può aiutare a farsi una discreta idea di come vanno le cose. Aiuta anche a trovarsi a stretto contatto con altri globocrati. Quindi l’élite cosmopolita – finanzieri internazionali, burocrati, studiosi e proprietari di istituti di beneficenza – si incontrano regolarmente e discutono. Fanno gruppo nei meeting elitari...Formano dei club”.
I più influenti tra questi club, secondo l’articolo, sono il gruppo Bilderberg,il Council on Foreign Relations, la Commissione Trilaterale, il Carnegie Endowment for International Peace e il Gruppo dei Trenta. Ora stanno abbandonando la loro natura segreta e si rivelano al mondo. “L’accesso al grande party globocratico ora è libero”, sostiene l’articolo.
Il pezzo prosegue fornendo alcuni esempi di alcuni grandi eventi internazionali che sono stati preparati per gli incontri delle élite lungo gli anni, inclusi accordi diplomatici e anche decisioni su importanti guerre.
“Questi meetings sono ‘una parte importante della storia della superclasse’, sostiene l’Economist citando le parole di David Rothkopf, elitarista internazionale e passato consigliere di Kissinger, autore del libro Superclass. La nuova élite globale e il mondo che sta realizzando.
“Quel che offrono in realtà è l’accesso ad ‘alcuni dei leader più sfuggevoli ed isolati’. In questo senso, questi meeting fungono anche da ‘meccanismi informali di potere [globale]', aggiunge Rothkopf.
Ma non condanniamo l’élite globocratica internazionale, implora l’articolo, sostenendo che la superclasse è stata “sorpresa a sonnecchiare”. E, se da una parte, il pezzo ammette che alcuni banchieri internazionali sono responsabili del saccheggio del sistema, dall’altro tenta di convincere i lettori che di fatto la presenza di una élite internazionale interconnessa ha salvato il mondo dal crollo finanziario, quindi possiamo dormire sonni tranquilli (sicuro!).
Ovviamente, chi segue con attenzione l’attività di questi gruppi di élite può confermare che questi non sono stati presi alla sprovvista ed erano pienamente consapevoli che la crisi era stata meticolosamente veicolata nel 2006. Le relazioni uscite dai meeting di Bilderberg in Canada nel 2006 e in Turchia nel 2007 predicevano il crollo dei mutui globale e il conseguente crollo finanziario di lunga durata. Fin da allora il gruppo ha discusso esattamente di come deve muoversi nel condizionare la situazione economica per estendere il proprio controllo globale e quello della “superclasse” (in tutta onestà, noi non siamo il male).
Un decennio fa chiunque avesse parlato dell’esistenza di Bilderberg, suggerendo la sua immensa responsabilità nella manipolazione degli eventi nel mondo, veniva semplicemente considerato un cospirazionista paranoide. Oggi, con la stessa affermazione, i grandi media stendono i loro articoli.


Fonte: www.prisonplanet.com
Link: http://www.prisonplanet.com/bilderberg-owned-publication-the-economist-yes-powerful-globocrat-elites-are-running-things-its-not-a-conspiracy.html
Fonte italiana: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7901

venerdì 21 gennaio 2011

Sinistra senza maschera!

Cos’è la ‘sinistra’ oggi? E’ realmente ‘alternativa’ nelle proposte che fa?
A ben guardare, non ci sembra proprio, anzi! Dall’introduzione in Italia del lavoro interinale (Pacchetto Treu, Governo Prodi 1997-8) alle posizioni turbocapitaliste assunte di recente dai leader ex-comunisti, risulta chiaro l’allineamento delle ‘sinistre’ al mito del libero mercato e del ‘modello americano’.
Già nel 1999 in un’interessante articolo, intitolato significativamente ‘Falce, martello e McDonald’s’, Jean-Paul Fitoussi riconosceva come di fatto la Sinistra europea non corrispondesse più a quanto ancora presente nell’immaginario collettivo, ma svelava la ‘strana attrazione per il modello americano’ degli eredi dei partiti comunisti europei.
Secondo Fitoussi “dopo essersi convertita alla ‘buona’ gestione che implica il dare una priorità assoluta alla stabilità dei prezzi e all’equilibrio di bilancio anche se nuoce all’impiego, alla Sinistra non rimaneva che fare un ultimo passo: riconoscere che la flessibilità del mercato del lavoro costituisce la sola arma efficace nella lotta alla disoccupazione. Poco importa che in tal modo si rinunci ad una delle caratteristiche più significative del modello sociale europeo”.
Altro che ‘alternativi’ all’esistente: caduto il regime sovietico, hanno prontamente eletto il feroce e selvaggio capitalismo globalizzato come proprio modello!

giovedì 13 gennaio 2011

Sul referendum alla Fiat

Prendiamo spunto da un volantinaggio compiuto dagli Autonomi Nazionalisti Supporter group di Torino ( http://anstorino.altervista.org/blog/ ) e dall'articolo pubblicato dagli amici di Stop Capitalismo per esprimere la nostra solidarietà agli operai Fiat sotto attacco!

Pubblichiamo anche l'articolo apparso su Stop Capitalismo:

Prende il via quest'oggi il referendum tra i lavoratori sull'accordo per Mirafiori.
Ma si può considerare una libera scelta quella fatta sotto 'ricatto' di possibile delocalizzazione degli impianti?
Se per un attimo si va oltre al solo caso Fiat e alle questioni relative alle nuove norme in merito alle turnazioni (che prevedono più notturni e più straordinari), ai permessi malattia e all'abolizione delle pause, fatti che di per se confermano l’onda lunga del processo in atto che sta portando tutti i lavoratori verso una progressiva perdita dei Diritti acquisiti in decenni di lotte e un peggioramento complessivo delle condizioni lavorative (che, ricordiamo, sono in corso in Italia, ma non solo, da due decenni circa. Si pensi solo alla vergogna diffusa del lavoro flessibile/interinale, introdotto dal centro-sinistra di Prodi nel periodo 1997-98 con il pacchetto Treu, all’epoca, lo ricordiamo bene, NON CONTESTATO DA QUASI NESSUNO!) è facile vedere come la situazione specifica si possa ricollegare ad una dimensione più ampia, sottovalutata da anni (specie dalle persone di sinistra): la globalizzazione neoliberista!
E’ innegabile che l’attuale forma di Capitalismo globalizzato, il Turbocapitalismo, si basi sempre più sul ‘Modello Cinese’, cioè sul ‘Capitalismo Totalitario’, sul capitalismo come strumento di dominio.
Si può ormai tranquilamente parlare di DITTATURA DEL CAPITALISMO, un sistema in cui in nome del profitto (di pochi) e di poca crescita in più vengono sacrificati tutti gli obiettivi sociali, politici e culturali, e dove in maniera crescente si trasferisce il potere dalle pubbliche autorità (espressioni, così dovrebbe essere, della volontà dei cittadini) agli interessi economici privati delle élites mondialiste.
Tutti i mali odierni (che in un futuro molto prossimo aumenteranno e si estenderanno tra la popolazione) dipendono dal processo di globalizzazione in atto da decenni.
Processo che ha portato ad un’economia globale sempre più turbocapitalista, in cui competizione esasperata, ritmi vorticosi e allucinanti, assenza di regole e peggioramento delle condizioni generali la fanno da padrone!
Questo è il vero volto del mondialismo, della globalizzazione: un sistema che permette alle oligarchie globali di accumulare profitti immensi ai danni di tutti i Popoli del mondo, Europei in primis, che si vedono portare via le fabbriche e il lavoro e, con essi, in assenza di alternative, il Futuro, finendo sotto ricatto (poiché di questo si tratta) per cercare di conservare quel poco che resta!
Ma non si illudano gli attuali ‘benestanti’: tale processo non guarda in faccia nessuno e ben si sa che per ogni buon affare fatto (specie per le oligarchie), inevitabilmente ci deve essere una gran perdita subita in qualche altra parte! Qualcuno deve sempre pagare l’accumulo dei soliti noti!
Nessuno quindi (a meno che non si faccia parte della sempre più ristretta cerchia delle oligarchie e dei loro servi) è al riparo dalla tempesta che si sta estendendo.
In una società basata sul denaro è bene ricordare che il denaro ‘non olet’, non può attenersi a regole morali di nessun tipo e si presta molto facilmente a seguire logiche e meccanismi sempre più perversi.
Il turbocapitalismo è come un domino e domani toccherà sicuramente a qualcun altro dover cedere pezzi della propria vita per permettere agli oligarchi di incassare ulteriori profitti!

lunedì 10 gennaio 2011

Capitalismo è...

'Il capitalismo è un totalitarismo'
(Charles Berrias)

http://stop-capitalismo.blogspot.com/

giovedì 6 gennaio 2011

Sea Shepherd contro le baleniere in Antartico!

Ancora battaglia fra gli 'ecopirati - eroi' di Sea Shepherd e la flotta giapponese.
Nell'ambito della campagna No Compromise 2010-11 contro la caccia ai cetacei perpetrata dalle baleniere giapponesi, gli attivisti della Sea Shepherd si sono duramente scontrati nelle remote acque dell'Oceano Antartico con i criminali delle navi arpionatrici.