giovedì 31 luglio 2008

Liberamente tratto dall’articolo ‘Ribelli e ribellione’ di Alain De Benoist.

Il ribelle, il rivoltoso e il rivoluzionario incarnano tutti e tre una legittimità che si oppone alla legalità dell’ordine costituito. Ma tra di loro vi sono anche delle differenze.
Il rivoltoso appartiene senza alcun dubbio a tutte le epoche, e il nostro passato ne è testimone. La storia della Francia e dell’Europa può infatti leggersi come un susseguirsi quasi ininterrotto di rivolte popolari, movimenti di protesta e insurrezioni.
Di generazione in generazione, ci si rivolta contro la tirannia, contro la pressione fiscale, contro l’ingiustizia sociale, l’assolutismo o i poteri costituiti.
Il rivoluzionario appare invece in circostanze storiche molto particolari. Rispetto al rivoltoso, presenta soprattutto due grandi tratti caratteristici: da una parte è dotato di una coscienza ideologica molto più forte, dall’altra manifesta un’esigenza di trasformazione molto più radicale. Ecco perché si oppone a ciò che considera come puramente istintivo, se non ingenuo, nella semplice rivolta. Ed ecco perché, allo stesso modo, rifiuta ogni riformismo, contrapponendo all’ideologia dominante una visione del mondo diversa.
Accanto ai rivoltosi ed ai rivoluzionari, ci sono anche i dissidenti, i liberi pensatori e i non credenti, i fondatori di samizdats ante litteram, le vittime dei cacciatori di streghe e dei tribunali della Santa Inquisizione, tutti coloro che nel corso della storia sono stati perseguitati, censurati, imprigionati per anticonformismo rispetto alle ortodossie del momento – tutti coloro che, secolo dopo secolo, si avvicendano e comunicano, formando una lunga catena fraterna i cui anelli sono le parole d’ordine del pensiero libero. Tutti questi sono già dei ribelli, e continuano ad esistere al giorno d’oggi. Sono coloro che disturbano, coloro di cui i guardiani del pensiero unico hanno deciso di non parlare; se non sono imprigionati, sono messi al bando. Le loro pubblicazioni sono a malapena tollerate, in ogni caso emarginate, condannandoli in questo modo alla morte mediatica e sociale.
Alla pari del rivoltoso, il ribelle rifiuta l’ordine dominante del mondo in seno al quale è stato gettato. Come il rivoluzionario, lo rifiuta in nome di un altro sistema di valori, di una concezione del mondo che trova in se stesso e di cui si fa portatore. Tuttavia, al contrario del rivoltoso o del resistente, il ribelle trae innanzitutto da se stesso ciò che anima il suo atteggiamento. La rivolta è legata ad una situazione, ad una congiuntura che ne è la causa, e si spegne nel momento in cui tale causa sparisce e la situazione cambia. La ribellione invece non è legata solamente alle circostanze, ma è di ordine esistenziale. Il ribelle sente fisicamente ed istintivamente l’impostura. Rivoltosi si diventa, ma ribelli si nasce.
Il ribelle è ribelle perché ogni altro modo di esistere gli è impossibile. Il resistente cessa di resistere quando non ha più i mezzi per farlo. Il ribelle, anche in prigione, continua ad essere un ribelle. Ecco perché se può dirsi perdente, non può mai dirsi vinto. Non sempre i ribelli possono cambiare il mondo. Ma mai il mondo potrà cambiare i ribelli.Il ribelle può essere attivo o contemplativo, uomo di cultura o d’azione. Sul piano strategico, può essere leone o volpe, quercia o canna. Ci sono ribelli di ogni sorta, e ciò che hanno in comune è una certa capacità di dire no. Il ribelle è colui che non cede, colui che rifiuta, colui che dice: non posso. È colui che disdegna ciò che cercano gli altri: gli onori, gli interessi, i privilegi, il riconoscimento sociale. Al tavolo da gioco, è colui che non gioca. Lo spirito del tempo scivola su di lui come pioggia sui vetri. Spirito libero, uomo libero, per lui non c’è nulla al di sopra della libertà. È la libertà stessa. «È ribelle, scrive Jünger, chiunque sia messo in rapporto con la libertà dalla legge della sua natura».
Di fronte ad un mondo per il quale non prova altro che un divertito disprezzo o un dichiarato disgusto, il ribelle non può limitarsi all’indifferenza, essendo essa ancora troppo vicina alla neutralità. Il ribelle è fatto per la lotta, sia essa anche senza speranza. Il ribelle si sente straniero al mondo che abita, ma senza mai smettere di volerlo abitare: sa che non si può nuotare contro corrente se non a condizione di non abbandonare mai il letto del fiume. La distanza interiore che lo caratterizza non lo conduce a rifiutare il contatto, poiché sa che il contatto è necessario alla lotta. E se fa «appello alle foreste» per riprendere un’espressione conosciuta, non è per rifugiarvisi – anche se spesso è in esilio –, ma per riprendere forza.
D’altra parte, scrive ancora Ernst Jünger, «la foresta è dappertutto. Ci sono foreste nel deserto così come nelle città, foreste in cui il Ribelle vive nascosto dietro la maschera di qualche professione. Ci sono foreste nella sua patria, così come in ogni altro suolo in cui si può concretare la sua resistenza. Ma ci sono soprattutto delle foreste nelle retrovie del nemico». Se ciò che distingue il rivoluzionario è la volontà di raggiungere uno scopo, il ribelle incarna innanzitutto uno stato d’animo ed uno stile. Ciò non toglie che sappia anche fissarsi degli obiettivi. Nei confronti del mondo che lo circonda, nei confronti del “corso della storia”, della congiuntura, si sforza di identificare e cogliere il momento favorevole. Per rompere l’accerchiamento, per tentare di introdurre un granello di sabbia nell’ingranaggio, ragiona su situazioni concrete. In questo è innanzitutto mobile. Mobilita il pensiero, e fa uso di un pensiero mobile. Non è soldato, ma partigiano. Non resta dietro il fronte – sa attraversare tutti i fronti.


NO SURRENDER!

mercoledì 23 luglio 2008

"Indymedia" pubblica foto estremisti destra, prassi legale

Notizia apparsa su Swissinfo.ch, 9 luglio 2008!

BERNA - Il sito internet degli attivisiti di sinistra "Indymedia" ha pubblicato le foto di 241 "neonazisti" che hanno partecipato lo scorso 30 giugno ad una commemorazione della battaglia di Sempach. Per il portavoce di Mister dati, si tratta di una prassi legale, visto che la manifestazione si è svolta sul suolo pubblico. Sulla pubblicazione delle fotografie riferisce oggi il "Blick". La manifestazione, che ricorda la battaglia del 1386 in cui i confederati ottennero una nuova vittoria contro gli Asburgo, era organizzata dal PNOS ("Partei National Orientierter Schweizer", partito dei nazionalisti svizzeri). I partecipanti, che secondo gli autori di Indymedia appartengono agli ambienti di estrema destra, sono ritratti in fotografie che li presentano in gruppo e singolarmente. In alcuni casi utilizzatori del sito hanno completato le foto con i nominativi e gli indirizzi delle persone fotografate. La pubblicazione ha provocato un'immediata reazione del PNOS, che sul suo sito internet ha a sua volta inserito le foto dei due "delatori" che si sono intrufolati nella manifestazione con macchine fotografiche. Per Daniel Menna, portavoce dell'incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza, simili pubblicazioni sono "delicate", ma sono giuridicamente accettabili. Ogni persona ha diritto alla tutela della propria immagine, ma chi partecipa ad una manifestazione in un luogo pubblico "deve tenere in conto la possibilità di venire fotografato". Le persone che si sentono lese dalla pubblicazione possono chiederne la cancellazione in sede civile. Il tribunale dovrà in tal caso stabilire se esista o meno un interesse pubblico per la diffusione dell'immagine. Per il portavoce Menna la diffusione di simili foto può celare un altro problema: "Fra 10 anni molte di queste persone potrebbero aver cambiato idea", mentre le loro fotografie potrebbero continuare a circolare su internet.

Incredibile! Ogni volta che leggo notizie simili mi meraviglio! Eppure dovrei esserci abituato! Questa gente veramente non ha vergogna. Straparlano di 'democrazia in pericolo', di 'minacce destre anti-democratiche', ecc. E poi? Schedano gli oppositori politici, pubblicano nomi, cognomi, indirizzi. In puro stile KGB!

E' ovvio l'intento intimidatorio di attività simili (altrimenti perchè dovrebbero collezionare foto degli 'odiati & cattivissimi neri'?)! 'Intento intimidatorio' che però attribuirebbero a piene mani a chiunque facesse un atto simile nei loro confronti.
Da parte nostra nessuna lagna o ipocrisia: noi non ci strappiamo le vesti, non lanciamo appelli alla Magistratura, non invochiamo l'intervento della censura!
Il nostro unico intento è quello di esprimere liberamente il nostro Pensiero e così lasciamo fare ai rossi (se non provano vergogna loro!).
Non è nostra intenzione pubblicare foto di militanti di sinistra, né di schedare (come fanno loro) i nostri avversari politici.
Però, mentre esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai nazionalisti elvetici, ci preme ancora una volta far notare quanta ipocrisia trasuda da questa gentaglia, abituata da sempre ad impartire 'lezioni di democrazia' agli altri, sentendosi sempre moralmente superiori!

LIBERTA'! CONTRO OGNI OPPRESSIONE!

domenica 13 luglio 2008

DOPPIOPESISMI

La sinistra antifa persegue da sempre il metodo del ‘doppio peso’ nel giudicare eventi e comportamenti: da un lato stigmatizzando e criminalizzando duramente tutte le attività dell’avversario politico (il ‘nemico da eliminare’) e invece giustificando, sorvolando o passando sotto silenzio allo stesso tempo le azioni cruenti degli squadristi rossi.

Molteplici sono le modalità di azione degli antifa contro l’avversario nazionalista: si va dall’adesivo militante e minaccioso al volantinaggio intimidatorio contro esponenti del fronte opposto, dal picchettaggio/assalto a luoghi di ritrovo avversari (come successe a Londra alla fine degli anni ’80 nella zona di Carnaby Street contro alcuni negozi vendevano, tra le altre cose, materiali di Blood & Honour fino ad arrivare ad oggi, tanto per fare un esempio, ai negozi che vendono capi della Thor Steinar in Germania), senza disdegnare le vere e proprie spedizioni punitive violente che, seppur passate sotto silenzio dai media, proseguono in tutte le nazioni europee.
In parallelo prosegue una fitta attività di ‘intelligence’: dai ‘dossier antifa’ (molto spesso pieni di menzogne) ai siti web (come ad esempio ecn.org, ma tanti altri potrebbero essere citati) che si occupano di registrare tutte le presunte ‘malefatte’ del nemico politico (ovviamente non siamo mai riusciti a vedere in questi siti un solo commento sulle violenze quando a compierle sono i loro stessi compagni!) fino alle pagine on-line che glorificano aggressioni, pestaggi e violenze sugli avversari politici. Anche in questo caso, come al solito, i campioni della falce-e-martello perseguono la via del ‘doppio peso’ nel giudicare i fatti.

E a questo proposito un caso emblematico lo abbiamo in Inghilterra, con il sito web Redwatch!
Il sito in questione, evoluzione digitale del noto ‘Black Mag’ dei primi anni ’90, pubblica notizie e foto di manifestazioni di gruppi del fronte rosso come Anti-nazi league, Red Action, Anti fascist action e altre amenità simili, con l’unico intento di mostrare (e quindi togliere dall’anonimato, utile per le azioni violente) marce ed attività della sinistra radicale o meno.
Non fosse mai! Dopo decenni passati a schedare ed esporre impunemente i militanti nazionalisti (con tanto di foto, indirizzi, targhe di auto, luoghi di lavoro, ecc, come fanno riviste come Searchlight e come qui in Italia facevano negli anni ’70 i compagni di Lotta Continua sulla loro rivista), ora che tocca a loro ricevere lo stesso trattamento eccoli urlare pieni di sdegno e fare appelli alla privacy e alla giustizia di intervenire con arresti, pene severe, carcere, (e magari chiederebbero pure la pena di morte, se potessero!).
Non c’è limite all’ipocrisia rossa!

Globalizzazione, minaccia per tutti i Popoli!

Pubblichiamo questo vecchio articolo (è del 2004) delal BBC che mostra i reali sentimenti delle popolazioni nei confronti della globalizzazione e dei suoi artefici.
Il Mondialismo rimane la minaccia più grande nei confronti della Libertà, del Futuro, delle Nazioni e dei Popoli di tutta la Terra!

NESSUNA RESA!

Globalisation 'bigger threat than terror'
Globalisation and the power of the US pose a more serious threat to the world than war and terrorism, according to a BBC poll.
Corruption came second on a list of the biggest problems facing the world, the survey of BBC viewers worldwide found.
Conflicts - war and terrorism - ranked third, with 50%, followed by hunger, 49%, and climate change with 44%.
BBC World asked 1,500 viewers of its news and international channel for the biggest problems in the world with 52% saying the US and globalisation.
We were a little surprised that global superpowers and corruption were ranked top but we will track whether they are gaining from topical interest or are of greater long-term significance BBC World Respondents from Europe, Asia, North and South America, the Middle East, Africa and Australasia, ranked the power of the US and large corporations as the biggest worry (52.3%).
BBC World's head of research and planning Jeremy Nye said: "We were a little surprised that global superpowers and corruption were ranked top but we will track whether they are gaining from topical interest or are of greater long-term significance."
Wars and terrorism were ranked as the top concerns in Europe and the Middle East despite ranking third overall.
Illiteracy was ranked sixth overall with 38% followed by nuclear proliferation, also 38%, and the persecution of minorities with 36%.
Lack of drinking water and basic sanitation was ranked 12th, with 20%, while 16% rated migration as the most important problem.

giovedì 10 luglio 2008

NO AL TRATTATO DI LISBONA!

Dopo quanto successo in Irlanda, con la vittoria dei NO al Trattato di Lisbona, abbiamo visto i membri delle oligarchie dominanti (politicanti capitalisti e di sinistra, finanzieri e imprenditori, intellettuali, sindacalisti, media, burocrati e tecnocrati) sputare odio, rabbia e disprezzo contro la DEMOCRATICA SCELTA fatta dal Popolo irlandese.
Una volta di più, cadono le maschere ed è possibile vedere con chiarezza quale sia il terribile futuro che ci attende se questa ‘europa’ andasse avanti!

Riteniamo quindi di vitale importanza che TUTTI i Nazionalisti italiani ed europei serrino i ranghi su questo tema, prima che sia troppo tardi, prima che riescano ad imporre la dittatura su tutta l’Europa! Non lasciamo che ci rubino la Libertà! Perlomeno, non lasciamoglielo fare troppo facilmente!


Autonome Nationalisten Aktion

COSA SAI SUL TRATTATO DI LISBONA?

1 ) Sai che è un trattato di riforma europea che sostituisce i precedenti trattati e con il quale si afferma definitivamente la prevalenza del diritto comunitario su quello nazionale?

2 ) Sai che tutto il potere decisionale in Europa sarà gestito da 27 Commissari (uno per ogni nazione, non necessariamente eletti dal popolo, che dal novembre 2014 diventerebbero meno di 27, in rappresentanza di solo i 2/3 degli stati), dal Consiglio (anche qui, membri non necessariamente eletti dal popolo), e dalla BCE (Banca Centrale Europea… e figuriamoci se gli "eletti dal popolo" li troviamo proprio qui!), e che il Parlamento Europeo continuerebbe ad avere un ruolo puramente consultivo?

- Ti senti rassicurato dal fatto che così poche persone decidano del destino di 500 milioni di abitanti?

- Ritieni che esistano organizzazioni che possano agire per condizionare le decisioni di organismi gestiti da così poche persone, non elette dal popolo, che hanno un potere assoluto sul popolo stesso ma che non rispondono a nessuno che li abbia eletti?

- Hai mai sentito parlare di "BILDERBERG" e "COMMISSIONE TRILATERALE" ?

- Ricorderai che per far cadere un qualunque governo è necessaria la maggioranza semplice dei rappresentanti (il 50% più uno); sai che per imporre le dimissioni alla "Commissione" è invece necessaria la maggioranza (con voto palese), dei due terzi del parlamento europeo? 3 ) Sai che il trattato di Lisbona reintroduce la pena di morte?

- Con ambiguità il trattato non cita direttamente la pena di morte ma rimanda alla "carta dei diritti fondamentali" che nel suo articolo 2, prevede la pena di morte per reprimere "UNA SOMMOSSA o UN'INSURREZIONE". Nessun esempio è citato per definire il concetto di "sommossa o insurrezione". Ma se il popolo insorge… qualche buon motivo deve pur averlo… però si espone ad un assassinio legalizzato! Ti senti ancora tutelato nel tuo diritto di opporti a… qualcosa?

Uno dei tecnocrati europei in merito ha affermato: "Sommosse o insurrezioni possono essere viste anche in certe dimostrazioni. Secondo il Trattato di Lisbona, l'uso mortale di armi da fuoco in tali situazioni non rappresenta una violazione del diritto alla vita. In guerra si trovano attualmente sia la Germania che l'Austria. Le guerre dell'Unione Europea aumenteranno. Per questo, l'Unione si riarma – anche con il Trattato di Lisbona."

4 ) Sai che la politica di difesa del trattato di Lisbona, prevede oltre alle "missioni di pace" anche missioni "offensive"?

5 ) Sai che in caso di arresto potrai essere spostato in qualunque regione europea, proprio come avviene ora all'interno di qualunque nazione tra un carcere e l'altro?

6 ) Sai che il trattato garantisce l'uguaglianza (reciprocità) tra i membri, ma contemporaneamente garantisce l'ineguaglianza tra essi, consentendo alla Danimarca ed all'Inghilterra di continuare a stampare le loro monete nazionali?

7 ) Sai che l'Inghilterra rimane comunque proprietaria del 15,98% e la Danimarca del 1,72% della Banca Centrale Europea?

8 ) Sai che il contenuto del trattato di Lisbona coincide sostanzialmente con quello della "Costituzione Europea" che è stata bocciata da un referendum popolare in Olanda e Francia? Il "trattato di Lisbona" è stato bocciato dal referendum popolare in Irlanda. Perché queste bocciature? Magari perché questi popoli sono "antieuropeisti" o piuttosto perché sono più informati di noi? (I governi di Francia e Olanda hanno poi ratificato la "costituzione europea" quando questa ha cambiato nome in "trattato di Lisbona" in totale spregio al risultato referendario).

9 ) Sai che gli appartenenti alle polizia ed esercito nazionali dovranno prestare giuramento di fedeltà alla unione europea e chi si rifiuterà potrà essere licenziato?

10 ) Sai che con l'approvazione del trattato di Lisbona sarà illegale manifestare contro "l'unione europea"? Questo significa la fine della libertà di esistere per i partiti ed i movimenti ad ispirazione localistica che professino ideali indipendentistici.

11 ) Sai cosa affermò Jean Monnet, uno dei fondatori dell'attuale idea di Europa: "LE NAZIONI DELL'EUROPA DOVREBBERO ESSERE GUIDATE VERSO IL SUPERSTATO SENZA CHE I LORO POPOLI SAPPIANO COSA STA ACCADENDO".

Sei consapevole che questo sta accadendo OGGI? ORA CHIEDITI:

1) Perché i giornalisti sono pronti a mostrarti il plastico e radiografare l'ultimo omicidio di provincia ma tacciono sul trattato di Lisbona, così importante per il nostro futuro e per quello dei nostri figli e nipoti?

2) Perché la gran parte dei nostri rappresentanti politici si dichiara a favore di questo trattato? Lo sostengono ripetendo mediocri slogan come "Chi è contro l'Europa è un terrorista!", senza rendersi conto che è proprio questa idea di "Europa" ad essere terroristica, così come lo sono i toni autoritari, tipici di chi vuole sottrarsi al confronto.

3) Il trattato di Lisbona è così vincolante che potrà subire modifiche solo con l'unanimità degli stati; un'ipotesi davvero difficile da attuare, se si pensa che Inghilterra e Danimarca si troverebbero a dover ridiscutere il loro status privilegiato.

Questo messaggio non è contro l'integrazione europea ma è per un'integrazione che rispetti le reali esigenze democratiche dei popoli. Questo messaggio è utile per evidenziare la deleteria esistenza di STRUTTURE DI POTERE, create e gestite da poche famiglie a capo di multinazionali, come "bilderberg" e "commissione trilaterale", che hanno una pesante e illegittima influenza sulle strategie politiche ed economiche che coinvolgono centinaia di milioni di persone.

Non fermarti alla lettura di queste poche righe, verifica queste informazioni. Prenditi questa responsabilità in nome tuo, dei tuoi figli e dei tuoi nipoti e se condividi lo spirito di questo messaggio fallo conoscere e fai pressione sui tuoi rappresentanti politici e sui giornalisti affinché sviluppino il corretto dibattito democratico sui contenuti del trattato di Lisbona.

Non farti intimorire da vuoti slogan… potresti scoprire che quasi nessuno dei nostri rappresentanti politici ha letto il trattato!

Il 12 giugno il popolo irlandese, tramite referendum popolare, ha detto NO al trattato di Lisbona. Tutti i tentativi della burocrazia europea di continuare con la ratifica dello stesso sono cosi' falliti. Noi, firmatari di questa petizione, vogliamo che si rispetti la volontà del popolo irlandese, espressa con un NO senza attenuanti al Trattato di Lisbona, e chiediamo che, secondo quanto enunciato dallo stesso trattato relativamente all'unanimità, tutto il processo sia dichiarato invalido e che la volontà costituente possa ritornare ai popoli.

NO alla ratifica del Trattato di Lisbona!
Firma e fai firmare la petizione: http://firmiamo.it/notrattatolisbona

lunedì 7 luglio 2008

CONTRO L'OPPRESSIONE!

NEVER SURRENDER!

L’Internazionalismo comunista: il precursore del Mondialismo capitalista!

Il Mondialismo è un processo, voluto e sostenuto dalle grandi multinazionali e dalle influenti lobby bancarie e finanziarie, di assoggettamento globale, di sfruttamento selvaggio degli esseri umani, di distruzione e di ingiustizia, di imposizione di strutture economiche e di stili di vita, di modelli culturali su tutto il Globo. Politicamente, il progetto mondialista intende distruggere le sovranità nazionali attraverso la creazione di un super-governo mondiale che si approprierebbe dei diritti d'iniziativa politica ed economica delle singole nazioni. Tuttavia, non è difficile vedere che la sua affermazione e il suo radicamento a livello planetario sono stati favoriti da alcune pseudo-idee che hanno avuto e tuttora hanno una largo eco e un’ampia diffusione nella cultura di molte nazioni europee. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il concetto di Internazionalismo social-comunista è estremamente radicato nella nostra cultura!
L’internazionalismo del XIX e del XX secolo ha avuto un ruolo assai significativo nella decadenza dei concetto di Patria e Nazione. Per molti anni le forze dietro questi movimenti hanno condotto una dura e violenta campagna contro il nazionalismo e il patriottismo. Il concetto stesso di Nazione ha pagato a caro prezzo l’arroganza dell’Internazionalismo!
Per i marxisti, per personaggi come Lenin, la ‘rivoluzione comunista’ doveva avere un obiettivo internazionale e spazzare via le nazioni. Per Trotskji ‘la rivoluzione russa è parte della rivoluzione internazionale e che la vittoria definitiva del socialismo in Russia è legata a quella della rivoluzione mondiale’!
E’ evidente come l’internazionalismo marxista abbia quindi dato un consistente contributo all’indebolimento dei concetti di patria, stato e nazione. Ha contribuito, pertanto, a rendere fertile il terreno perché vi attecchisse il seme dell’omologazione culturale, quale prodotto della globalizzazione.
Inoltre, molti dei concetti alla base del processo mondialista capitalista che hanno contribuito a preparare il terreno all’affermazione della globalizzazione culturale, sono di fatto strettamente legati alle ‘idee’ comunisto-marxiste: il liberalismo, l’anti-razzismo, il cosmopolitismo, il politically-correct, per citarne alcuni.
Ideologie-satellite che, guarda caso, si prestano perfettamente a supportare gli obiettivi delle oligarchie turbocapitaliste!
L’ennesima prova di come sia di fatto IPOCRITA e fasulla l’opposizione rossa alla globalizzazione, visto che gli obiettivi di tale progetto sono sostanzialmente analoghi a quelli dell'internazionalismo social-comunista!

AUTONOMI NAZIONALISTI

Si possono far risalire le radici del concetto di Autonome Nationalisten in Germania agli inizi degli anni ‘90, intorno a personaggi storici della Resistenza Nazionale, come Michael Kuhnen.
In seguito all’ondata di divieti e proibizioni di partiti e gruppi che prese il via con la strumentalizzazione degli eventi di Rostock e Hoyeswerda tra il 1992 e il 1993, alcuni militanti (che non nascondevano un certo interesse per l’efficienza organizzativa e per alcune forme di azione della sinistra radicale) svilupparono un nuovo concetto di attivismo nazionalista, basato su piccoli gruppi autonomi, senza legami organici con partiti e associazioni (‘Organizzarsi senza un’organizzazione’) ma legati attraverso modalità di azioni.

Il movimento assunse inizialmente il nome di ‘autonome Rechte’ e in seguito ‘führungsloser Widerstand’ (Leaderless Resistence, sulla scia di altri movimenti europei che negli stessi anni stavano applicando lo stesso concetto), ‘Freie Kameradschaften’ e ‘Freie Nationalisten’ o anche ‘Freie Kräfte’.


Questo network ‘disorganizzato’, basato su gruppi regionali informali e decentralizzati (composti spesso da non più di 20-25 militanti), cominciò ad assumere il ruolo, nella seconda metà degli anni ’90, di avanguardia militante del movimento.
L’intero network non era quindi un partito vero e proprio, con tessere e sedi, ma poteva essere considerato più propriamente come una STRATEGIA (‘una serie di linee guida generali usate per impostare e successivamente coordinare le azioni concrete tese a raggiungere lo scopo, in modo da dare loro la massima efficacia. La strategia si applica a tutti i campi in cui per raggiungere l'obiettivo sono necessarie una serie di operazioni diversificate, la cui scelta non è unica e/o il cui esito è incerto, e che quindi non possono essere pianificate a priori ma devono essere decise di volta in volta’), che può essere individuale o basata su gruppi locali, tesa a unire gli attivisti in base alle Idee e alle modalità di operare, senza che alle spalle ci debba essere per forza una struttura politica. Tutto ciò non comportò però una dissociazione netta dai partiti dell’area, come l’NPD, con cui si continuò a collaborare ed interagire.

Questa strategia rimase tale fino a circa il 2002, periodo in cui ci fu un ulteriore evoluzione, sia di nome che di significati. A Berlino gruppi e attivisti di base impegnati sul fronte Anti-antifa cominciarono ad aderire a questo nuovo concetto militante.
Proprio nella capitale, durante la dimostrazione organizzata dall’NPD per la giornata del Primo Maggio, sfilò pure, con scudi neri, striscioni militanti e cartelli, un folto gruppo di ‘NR Schwarze Blöcke’ (Blocco Nero Nazionalrivoluzionario).


Se all’inizio questi gruppi, che iniziarono a questo punto a definirsi ‘Autonome Nationalisten’ (Autonomi Nazionalisti), differivano poco dall’immagine tipica dei militanti nazionalisti, nel giro di breve emerse una nuova concezione che differiva sia nell’estetica-abbigliamento, con una netta preferenza per le Stormfighter Jackets, i cappellini neri, cappucci e bandane (aspetto pratico non indifferente: rimanere difficilmente identificabili durante le attività politiche, specie nei grandi centri urbani, dove è ancora forte e pericolosa l’attività di contrasto violento degli antifa), che per gli slogans politici (più nettamente antimondialisti e anticapitalisti).
Questo nuovo approccio non fu esente da critiche all’interno della scena nazionalista. Anche sui forum di Internet scoppiarono appassionate e violente discussioni tra ‘autonome Nationalisten’ e i ‘tradizionali’ estremisti di destra.
Questi cambiamenti di tattiche e slogan non hanno però assolutamente portato a grosse modifiche ideologiche, ma spesso si fa riferimento ad una sorta di Nazionalismo Moderno. Tutto il concetto di Autonomi Nazionalisti rappresenta senza dubbio una modernizzazione delle tattiche e strategie politiche. Come spiega uno dei fondatori berlinesi del movimento: 'la differenza tra noi e gli altri gruppi non risiede tanto nelle diversità ideologiche, quanto nelle forme e modalità di azione'.

We do not believe in the fact that the capitalistic system can be reformed or improved - it IS the error and must replaced by a new, free and basic-democratic form!

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