mercoledì 28 aprile 2010

STOP AI CENTRI COMMERCIALI!

Basta centri commerciali, ce ne sono troppi! La Regione Piemonte ha deciso di porre un freno alla costruzione di ulteriori grandi centri commerciali.
Su proposta dell’assessore al Commercio, William Casoni, la giunta regionale guidata da Roberto Cota ha revocato tutti i procedimenti esistenti per il rilascio delle autorizzazioni per le grandi strutture di vendita e blocco delle istanze non ancora concluse.
Importante il segnale politico lanciato dalla nuova giunta, che ha in questo modo invertito la rotta tenuta dalla precedente amministrazione di sinistra (a cui, evidentemente, andava bene l’invasione dei megacentri gestiti dai grandi gruppi globali)!
Come ha spiegato l’assessore Casoni: «L´eccessiva proliferazione di grandi centri commerciali negli ultimi anni ha segnato negativamente il piccolo commercio e la vita sociale dei centri storici in tutto il Piemonte, dalle grandi località fino ai più piccoli paesi delle nostre provincie.
Abbiamo ritenuto estremamente importante inviare da subito un segnale chiaro del cambio di rotta e di una maggiore attenzione della nuova Amministrazione nei confronti del commercio».
Questa iniziativa riceve il nostro più totale sostegno! Mentre l’industria manufatturiera viene annientata da chiusure e delocalizzazioni, continuano a venire aperti centri commerciali sempre più grossi, templi del consumismo esasperato di stampo americanoide in mano ai grossi gruppi globali, che provocano la distruzione irreversibile del tessuto commerciale tradizionale, costituito da centinaia di piccoli esercizi commerciali familiari. E’ tempo di invertire la rotta!

giovedì 22 aprile 2010

TURBOCAPITALISMO

Internazionalizzazione, produzioni delocalizzate, mercato globale: milioni di disoccupati in Europa, milioni di sfruttati altrove, poche migliaia di capitalisti ancora più ricchi! Globalizzazione: opportunità per chi?

giovedì 15 aprile 2010

SVEGLIA EUROPA!

Mentre dalla Cina giungono dati che confermano il continuo boom del Paese (il dato sul Pil cinese del primo trimestre mostra una crescita dell'11,9% su base annua - il tasso di crescita maggiore in circa tre anni!!! - mentre la produzione industriale è cresciuta del 18,1%), la Banca centrale europea (BCE) lancia un nuovo allarme disoccupazione per gli europei: "Ulteriori aumenti della disoccupazione nell'area dell'euro sono probabili nei prossimi mesi”!
Criminale la ricetta proposta dalla Bce a tale situazione: "Bisogna potenziare gli incentivi all'occupazione e garantire una sufficiente flessibilità dei salari per prevenire una disoccupazione strutturale più elevata nei prossimi anni".
Quindi: non tutele dirette per i lavoratori, non richiesta di dazi doganali per bloccare le importazioni selvagge, non l’imposizione di leggi restrittive per i prodotti che non rispettano gli standard ambientali e di lavoro europei, tali da salvare fabbriche (ed evitare quindi la deindustrializzazione in corso in diversi zone del continente, Italia in primis) e posti di lavoro (ed evitare l’ulteriore impoverimento di larghe fasce della popolazione europea) e difendere il sistema europeo, più equilibrato e più sociale, e l’ambiente in pericolo, ma bensì ‘ulteriore flessibilità’ per i lavoratori (a quando la reintroduzione, in nome della competitività e dei profitti per i ricchi, della schivitù, magari mascherata con nomi ‘politically correct’?)!
Questo è ciò che ci si dovrebbe aspettare da strutture che dovrebbero preoccuparsi del benessere e del Futuro dei propri concittadini (da cui ricevono lauti stipendi)?
A noi sembra proprio che i tecnocrati della cosidetta ‘comunità europea’ cerchino in ogni occasione unicamente di accontentare le continue richieste di avidi finanzieri e speculatori mondialisti!
Se non si mettono quanto prima delle barriere, non sarà la Cina a migliorare recependo il ‘modello europeo’ (come blaterano molti mondialisti locali, specie a sinistra), ma sarà l’Europa a scivolare verso le brutali condizioni turbocapitaliste dei cinesi! E indovinate chi pagherà per tutto questo: non di sicuro gli oligarchi e i loro amici mondialisti…

martedì 13 aprile 2010

ON THE WALLS: NATIONALIST STREET ART

Sotto il termine di ‘Street Art’ si raccolgono molteplici forme creative di arte radicale sviluppate in spazi pubblici, nelle strade, che utilizzano diversi ‘media’ e tecniche, che includono i graffiti, i murales, gli sticker, i poster, gli stencil e altro come veicolo di espressione.
Rappresentazione di una forma di espressione propria di settori della popolazione giovanile, costituisce un’espressione socioculturale legata a certi movimenti artistici o pseudo tali, mentre in altri contesti si è evoluta in un’importante forma di espressione politica del dissenso che va oltre i tradizionali canali di comunicazione (TV, giornali, ecc), funzionale ad esprimere ideali e pensieri non in linea con quelli dominanti.
Uno dei Diritti fondamentali per ogni cittadino è (o dovrebbe essere) infatti quello relativo al comunicare, diritto che si compone di due attività, complementari ed inscindibili: quella passiva (ricevere informazioni complete e veritiere) e quella (importantissima anche per il pluralismo e la sovranità popolare) attiva di comunicare con ogni mezzo, senza censure e mediazioni.

Gli ultimi anni hanno visto il fenomeno della Street Art crescere anche in ambito nazionalista.
Se l'anima originaria del graffito metropolitano di stampo prettamente americanoide esprimeva (ed esprime tuttora) principalmente un bisogno di affermazione del sè (si veda per i ‘tag’) in una società individualista, cosmopolita, disgregante e alienante, il ‘graffito’ politico si delinea invece sia come una forma di espressione artistica diretta e radicale di una passione politica autentica sia come una forma alternativa di comunicazione, di promozione e diffusione creativa di contenuti, Idee e movimenti che rappresentano la voce di un Popolo in protesta contro il Sistema.
Anche nella scena underground nazionalista in cui è presente una forte impronta di attivismo, in considerazione di una necessità comunicativa di dissenso e di protesta che è spesso negata oppure, vista la complessità dell’attuale società, impossibile per mancanza di mezzi economici adeguati, da qualche tempo ha cominciato ad emergere questo nuovo stile che sceglie i muri esterni e le strutture delle città come supporti e che esprime una motivazione di base: comunicare alla gente, alla società.

Attraverso questa forma di espressione radicale di propaganda politica diretta, gli attivisti del blocco nazionale cercano di sensibilizzare e stimolare l'opinione pubblica e i giovani su diverse problematiche politiche e sociali, verso tematiche orientate in senso nazionale, cercando di raggiungere un pubblico più eterogeneo, trasportando il messaggi in altri àmbiti sociali e culturali, dove il messaggio può venire accolto e rilanciato.
Ovviamente, il militante che decora un muro di una fabbrica dismessa o di una casa abbandonata con le bombolette o compie un bombardamento di stickers non pensa certamente di cambiare il mondo con quest’azione, ma piuttosto rende manifesta una posizione politica, conflittuale e attivista, che si esprime attraverso l'arte di strada, rivendicando la liberazione di un luogo, di una parte di città, anche se solo temporaneamente.

A riprova della crescente diffusione del fenomeno, negli ultimi tempi sono apparsi su Internet alcuni siti che cercano di dando spazio e mostrando questa nuova dimensione (assieme ad altre, come la grafica web) dell’attivismo nazionalista.
Uno di questi siti è Strassenkunst (http://logr.org/strassenkunst/), pagina web che funge da piattaforma che cerca di raccogliere e mostrare, suddivisi in categorie, le ‘opere’ Visual e Street-art in versione nazionale.
Nell’introduzione (Warum diese Seite – Perché questo sito), si conferma l’evoluzione creativa che ha avuto luogo anche nella Nationalen Widerstand, con un notevole rinnovamento e creatività anche nel campo della propaganda, ‘Graffitiszene’ compresa.
Altro importante spazio web è sicuramente NR Street Art (http://nrstreetart.wordpress.com/), sito autonomo di visual propaganda che mira a raccogliere e presentare i lavori nelle diverse forme di arte radicale dissidente nazionalista in Europa, dai murales agli stencils ai wallpaper (i desktop per pc). Sulla stessa scia abbiamo Widerstand Streetart (http://widerstandstreetart.wordpress.com/).
Il sito Stencils pour la Resistance (http://stencils.nw.am/) si focalizza invece sui diversi esempi di stencil a sfondo nazionalista.

venerdì 9 aprile 2010

Bialetti delocalizza!

La Bialetti Industrie Spa ha annunciato la decisione di chiudere lo stabilimento piemontese di Crusinallo (vicino ad Omegna, aperto dal 1919), dove l'azienda è nata e si producono le famose Moka Espresso.
In tal modo l'Italia perde l'ennesimo pezzo della propria base produttiva manufatturiera e 120 dipendenti andranno in mobilità, a cui seguirà il licenziamento.
Seguendo un clichè ormai standard, l'azienda si sposta nell'est Europa (in Romania, stato generosamente sovvenzionato da fondi UE, cioè soldi anche nostri, per facilitarne lo sviluppo, CAUSANDO IL LICENZAMENTO DI MIGLIAIA DI LAVORATORI ITALIANI! I burocrati della Comunità Europea continuano a seguire le direttive delle oligarchie globali interessate solo ai loro profitti e interessi) e trasferisce l'intera produzione fuori dalla nostra Nazione!
Se si prosegue su tale strada, non è difficile pensare ad un futuro da nazione deindustrializzata!
Cosa faranno milioni di cittadini, senza più lavoro e prospettive per il futuro? Finiremo tutti da McDonalds? O come comparse TV? O come camerieri e 'personal-qualcosa' per i ricchi e i potenti? Un futuro da servi o schiavi: eccolo il risultato della globalizzazione, altro che il 'benessere per tutti' che i servi del sistema continuano a propagandare!
BASTA DELOCALIZZAZIONI, BASTA CON LA FOLLIA CAPITALISTA!
LO STATO DEVE PROTEGGERE IL LAVORO ITALIANO (magari cominciando con il vietare l'utilizzo del marchio 'Made in Italy' a chi delocalizza, per poi passare a misure più severe...)!

sabato 3 aprile 2010

Europa 2010: 'Faremo esplodere la fabbrica'!

Sono disposti a tutto, spinti dalla disperazione, anche a far saltare in aria la fabbrica in cui lavorano, gli operai della Sodimatex, a Crepy-en-Valois, al nord di Parigi. Delle bottiglie molotov sono state piazzate intorno ad una cisterna di gas: «Se scoppia, non salterà in aria solo la fabbrica», minacciano.
Sono circa 40 ad essersi barricati da ieri pomeriggio nello stabilimento di Crepy-en-Valois, ad una settantina di chilometri da Parigi. Come altri operai sparsi in tutta la Francia prima di loro, in questa crisi che non sembra voler finire, gli operai di Crepy pretendono un trattamento di licenziamento migliore, 21.000 euro a testa di indennità extra, contro i 15.000 proposti dalla direzione.
La chiusura della fabbrica Sodimatex, del gruppo Treves, che produce moquette per automobili, è stata annunciata un anno fa, nell'aprile 2009. Con essa il licenziamento di 600 persone e la chiusura di un secondo stabilimento, a Ay, sempre vicino a Parigi. Ma da allora gli operai si scontrano col muro della direzione, che non intende cedere sulle indennità.
Gli operai spiegano che il gruppo Trèves ha intascato 55 milioni di euro dallo stato grazie al recente piano di aiuto per la componentistica auto (che faceva parte del pacchetto di sostegno all'auto di 6 miliardi di euro).

Mentre la tensione era in aumento alla Sodimatex, l'Insee (l'Istat francese), ha pubblicato i dati sul reddito dei francesi per il periodo 2004-2007 (cioè prima degli effetti disastrosi della crisi), da cui risulta che i ricchi sono sempre più ricchi e 8 milioni vivono al di sotto della soglia di povertà (con meno di 908 euro al mese, cioè il 60% del reddito medio). Non solo più l'opposizione, ma anche una fetta dei parlamentari di destra chiede oggi a Sarkozy di rinunciare allo scudo fiscale, la principale decisione presa dal presidente, che protegge gli alti redditi, impedendo di pagare più del 50% dei guadagni in tasse. Il reddito medio stagna in Francia, tra il 2003 e il 2006 il 22% della popolazione ha conosciuto almeno un anno di povertà, «sovente transitorio», aggiunge l'Insee. Tra il 10% più ricco, invece, chi ha più di 100 mila euro ha aumentato il reddito del 28%, percentuale che sale a più 70% per chi dispone di più di 500 mila euro.

giovedì 1 aprile 2010

Fight The System

A statement against the machine and its desire for social uniformity. The struggle to maintain some sense of individualistic identity and the creative, beautiful aspects of autonomy and uniqueness, gave rise to our fists through all that is stagnant and fake in this world.