mercoledì 7 dicembre 2016

E dopo lo shock (l'ennesimo), tutto come prima!

Sono passati solo 3 giorni dal referendum che ha confermato, per l’ennesima volta, lo scollamento ormai profondissimo tra classi dirigenti e Popolo, che riprende il solito teatrino della politichetta italiana: legge elettorale, alleanze, poltrone, spartizioni, bla bla bla. I soliti giochini di potere di una classe politica globalizzata avulsa dai problemi del Popolo reale, attenta solo agli interessi di Confindustria, degli imprenditori, delle banche e delle consorterie mondialiste!
Le analisi del voto, che mostrano un paese che soffre terribilmente per crisi economica e mancanza ormai endemica di lavoro, sembrano non interessare minimamente i politicanti nostrani!
Sono ormai più di 25 anni che va avanti un tale andazzo. Nel mentre la situazione nel mondo reale peggiora ogni giorno di più, i problemi di un numero sempre maggiore di cittadini si incancreniscono giorno dopo giorno.
Disoccupazione, precarietà, disperazione, assenza totale di prospettive. I problemi che da anni nessuno vuole risolvere si stanno acutizzando, diventando senza ritorno!

Quanto tempo ancora si potrà andare avanti facendo finta che tali ‘problemi’ non esistono? Per quanto tempo ancora saremo costretti a subire 'soluzioni' basate su politiche criminali neoliberiste utili solo a ristrette oligarchie di sfruttatori?




lunedì 28 novembre 2016

DIFENDIAMO I PARCHI PUBBLICI! NO ZOO!


Sabato 26 a Torino abbiamo deciso, assieme a Greenline Front, di mostrare la nostra più totale opposizione all’operazione in corso nel parco Michelotti, una zona verde pubblica che presto, col sostegno della nuova amministrazione 5 Stelle (che quando era all’opposizione si diceva contraria a tale opera), per far cassa verrà regalata a privati con l’intenzione di farne uno zoo! Uno zoo nel 2016, con animali tolti al proprio habitat naturale per farne un’attrazione da quattro soldi! E tutto avviene con un’amministrazione comunale che ciancia di ‘vegan’, di rispetto degli animali e di ‘difesa dei beni pubblici’! A Torino stiamo ben vedendo la differenza tra il M5S degli slogan vuoti e opportunistici  e quello REALE prono agli interessi neoliberisti.


Difendere la propria Nazione significa prendere posizione sui fatti concreti, nella realtà di tutti i giorni, vuol dire difendere la Libertà del Popolo anche salvaguardando il patrimonio ambientale, agricolo e immobiliare del Paese! Ormai da tempo, come abbiamo sempre denunciato, la nostra società sembra tendere alla privatizzazione di tutto quanto possa avere un interesse per la libera iniziativa, ossia per lo sfruttamento capitalista di beni pubblici. La tendenza planetaria di stampo neoliberista, capitalista e mondialista è quella del rapido restringimento delle aree pubbliche, ossia di tutti i cittadini, a favore della privatizzazione totale di tutto il possibile, dall’acqua fino ai parchi, finchè arriveranno a pretendere la privatizzazione dell’aria che respiriamo. In una Nazione i cittadini non saranno più padroni di nulla, ma grazie a politicanti criminali si dovrà pagare per qualsiasi cosa! Tutto ciò va fermato!


I PARCHI PUBBLICI NON SI VENDONO, 
MA SI DIFENDONO!
I BENI PUBBLICI NON SONO DEI PARTITI, 
MA DEI CITTADINI!
NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DEL PARCO MICHELOTTI!
NO ALLO SFRUTTAMENTO DI ESSERI VIVENTI, 
NO ALLO ZOO!







mercoledì 23 novembre 2016

Referendum 4 dicembre: noi votiamo NO!

In merito al referendum costituzionale che si terrà il 4 dicembre una cosa ce l'abbiamo ben chiara: a dettare le 'riforme' è stata principalmente JP Morgan!

La società finanziaria americana aveva già nel 2013 pubblicato un documento intitolato 'Aggiustamenti nell'area euro' in cui si sosteneva che la crisi finanziaria del 2008 non fosse dovuta solo a cause economiche, ma particolarmente a quelle politiche, per via dei sistemi politici dei paesi del Sud-Europa e delle loro Costituzioni, le cui tutele garantiscono il diritto dei cittadini di opporsi se le decisioni dei governi non piacciono e si difendono i Diritti dei lavoratori e quindi per JP Morgan non garantiscono l'integrazione con gli altri Stati dell'Unione. Dopo le controriforme di tutti gli ultimi anni, da Monti a Letta, l'attuale governo sta portando a termine il progetto delle grandi banche d'affari, che perseguono interessi totalmente opposti a quelli dei Popoli, in nazioni che ormai sono sovrane solo di nome. Se al referendum vincesse il SI avremo la modifica del Titolo V della Costituzione depotenzierà gli enti locali rispetto al Governo centrale col fine di espropriarli dei servizi primari tipo acqua, luce, gas e trasporti, da svendere ai privati! Quindi RN invita a votare NO, ma non per stare dalla parte di partiti come il M5S che assolutamente non ci piacciono e che riteniamo uguali a quelli che sostengono tale controriforma, ma per bloccare questo ennesimo blitz di capitalisti e alta finanza ai danni dei Popoli! 

mercoledì 16 novembre 2016

Il nuovo fronte: opporsi a neoliberismo e globalizzazione!

"Esistono ormai una destra e una sinistra favorevoli all'implacabile logica del mercato...
La frontiera principale non passa più tra la destra e la sinistra, ma tra gli avversari e i sostenitori della società di mercato."

"Non esiste più la divisione destra/sinistra, ma ormai l’elettorato è diviso tra coloro che si approfittano della mondializzazione e chi ne subisce i danni ossia le periferie e le classi popolari."

De Benoist

venerdì 11 novembre 2016

Elezioni USA: CONTRO LA GLOBALIZZAZIONE!

Tantissime sono in queste ore le analisi relative ai risultati delle elezioni americane. Innegabile a nostro avviso il fatto che i cittadini americani arrabbiati abbiano scaricato in maniera netta il progressismo politicamente corretto dei ricchi mondialisti, di cui la Clinton era l’espressione massima, che con l’imposizione della globalizzazione (specie sotto i mandati di Bill Clinton, vero e proprio campione del capitalismo apolide e cosmopolita) sta affondando interi settori sociali, lanciando un segnale piuttosto chiaro all’establishment: così non si va avanti! Certo, perché il conto, salatissimo, della globalizzazione IMPOSTA agli americani e agli europei non lo hanno pagato i ricchi, i politicanti venduti, gli imprenditori, gli industriali, i finanzieri e le oligarchie privilegiate, ma lo stanno pagando i lavoratori, la working class, le classi meno abbienti, la classe media devastata, i non privilegiati, che vedono le fabbriche chiudere, i posti di lavoro sparire, i lavori che rimangono diventare ‘mac-jobs’, ossia lavori saltuari, precari e senza garanzie, gli immigrati fatti arrivare a fiumi per far abbassare ancora di più i salari e impoverire ulteriormente le classi disagiate locali, che restano al fondo senza che nessuno si curi di loro.

Perché questo è il messaggio VERO che esce dal voto americano: la globalizzazione dei privilegiati, della Global Class (come la definiva correttamente Costanzo Preve), è una pistola puntata alla testa dei popoli, che vengono ignorati dalla politica prona unicamente agli interessi della finanza e di imprese e multinazionali. E che è arrivato il tempo di mettere fine a questo CRIMINE, altrimenti oggi si protesta col voto, domani chissà.
Come ha fatto giustamente osservare Alain De Benoist ieri, in un articolo sul Quotidiano Nazionale, questa “E’ la rivincita sulla globalizzazione” delle classi medie impoverite investite assieme alla classe operaia dal vento della mondializzazione, che hanno votato contro Washington, contro le catene del politicamente corretto, contro il neoliberismo schiavista, contro il capitalismo affamatore, contro George Soros, contro la Goldman Sachs, contro i politici di carriera che confiscano la democrazia. E come giustamente fa notare De Benoist non esiste più la divisione destra/sinistra, ma ormai l’elettorato è diviso tra coloro che si approfittano della mondializzazione e chi ne subisce i danni, ossia le periferie e le classi popolari. Questa è il nuovo fronte dello scontro politico!


Vedremo come andrà a finire, anche se non siamo ottimisti in merito. Se da un lato non possiamo che gioire della legnata presa dai progressisti spocchiosi e saputelli, dall’altra siamo un pochino scettici su quanto Trump intenda fare realmente. Già nel 2008, in piena tempesta finanziaria e crisi economica Obama aveva promesso grandi cambiamenti (“Change. Yes We can!”)  e poi si è visto come è andata, con un quasi nulla di fatto. E già il fatto che il nuovo presidente voglia partire con il taglio delle tasse per i super-ricchi e i ceti alti di Hollywood e di Wall Street, gente come De Niro, Madonna, Lady Gaga, Beyoncè tanto per nominarne alcuni, insomma con l’establishment e le classi dirigenti colpevoli dello sfascio imperante, ci fa un pochino riflettere.


domenica 16 ottobre 2016

La fine del lavoro e l'unico rimedio possibile: un Reddito Minimo Garantito!

Questa settimana la rivista L’Espresso ha pubblicato un approfondito articolo inerente la ormai evidente crisi del settore industriale, crisi che comporta anno dopo anno la scomparsa di migliaia di posti di lavoro. Come riporta l’articolo, negli ultimi 25 anni (grosso modo, quindi, dall’imposizione in Europa dei diktat globalisti) le grosse aziende hanno perduto circa 2/3 dei dipendenti in Italia, lasciando dietro un vuoto che è destinato solo ad aumentare. I lavoratori nell’industria sono passati da quota 5,8 milioni nel 1990 a meno di 4,5 milioni nel 2016. Le aziende che occupano più lavoratori sono oggi Poste Italiane e Ferrovie dello Stato, il che la dice lunga, tenuto conto che da 25 anni l’intero comparto manufatturiero è stato orientato sull’export, con l’abbandono pressochè completo di attenzione ai bisogni interni! La globalizzazione capitalista-mondialista, recepita in maniera acritica e coatta sia dagli imprenditori che dal mondo della politica (da anni espressione esclusivamente dei voleri del mondo imprenditoriale), è stata un disastro!

Nell’articolo è però interessante un’intervista a Martin Ford, imprenditore della Silicon Valley autore di  “Rise of The Robots. Technology and the Threat of a Jobless Future”, che ammonisce senza remore del fatto che a livello globale il lavoro umano tenderà sempre più a scomparire! Ford la dice come è: dopo il comparto industriale, toccherà ad altri settori economici vedere ridurre drasticamente il numero degli addetti, in primo luogo al tanto decantato campo dei servizi. Automazione, tecnologie di rete e intelligenza artificiale avranno quindi un impatto crescente e irreversibile nel mondo dei servizi, con un salasso senza precedenti di addetti e lavoratori impiegati, visto che per mandare avanti le cose servirà un numero sempre più esiguo di lavoratori, e con un aumento esponenziale di disuguaglianze e povertà. Continuare stupidamente a fare riferimento al passato per prevedere evoluzioni future è sbagliato e sciocco oggi come oggi!

Per farla breve, si prepara un futuro in cui gli algoritmi prenderanno il posto delle persone e di conseguenza il numero dei disoccupati salirà vertiginosamente, senza soluzioni! Avevamo già visto qualche tempo fa le previsioni di Bill Gross in merito a quello che sta per accadere. Ora c’è la conferma dalle parole di Ford, che di sicuro ne sa molto di più dei pasdaran neoliberisti e turbocapitalisti, specie quelli nostrani, che da 30 anni ci stanno prendendo per i fondelli. Visto lo scenario agghiacciante (e sia ben chiaro: non si sta parlando di SE tutto ciò capiterà, ma solo di QUANDO!), anche per Ford la strada percorribile a questo punto è una sola, come sosteniamo, quasi da soli in Italia, sicuramente da soli nel campo Nazionale: un REDDITO MINIMO GARANTITO che permetta ai cittadini italiani di sopravvivere!
In parole povere: serve in tempi brevi una nuova visione e una rivoluzione sociale che ridefinisca i valori dominanti nella nostra società! Un cambiamento che va pensato e avviato fin da adesso, come diciamo da anni, e, come ammonisce Ford, senza aspettare che un cambiamento simile sia poi imposto da un “qualcosa di brutto” che colpirà la nostra società. 

domenica 9 ottobre 2016

Solidarietà ai lavoratori di Foodora!

Si è svolta ieri a Torino la protesta dei fattorini di Foodora, l’azienda tedesca basata su una App che consegna a domicilio pasti caldi. Come informa il loro comunicato: “Le decine di chilometri che maciniamo ogni giorno, i rischi che corriamo in mezzo al traffico, i ritardi, la disorganizzazione, i turni detti all’ultimo momento, venivano ripagati con 5 miseri euro all’ora, mentre adesso addirittura vengono pagati 2,70 euro per ogni consegna effettuata, senza un fisso, con l’ovvia conseguenza che tutto il tempo in cui non ci sono ordini non viene pagato, quindi è a tutti gli effetti tempo regalato all’azienda”. Oltre a uno stipendio da fame, a carico del lavoratore “ci sono pure la bici, lo smartphone e le spese telefoniche, gli strumenti essenziali del nostro lavoro”. Eh già, i lavoratori di Foodora sono infatti furbescamente inquadrati come “liberi professionisti che collaborano con un’azienda”, anche se nei fatti sono a tutti gli effetti veri e propri dipendenti, visto che sono obbligati a indossare le divise e sono sottoposti a veri e propri rapporti gerarchici. Una follia permessa dalla legge dello Stato italiano, ormai da anni totalmente asservito alle logiche sfruttatrici di multinazionali e vampiri capitalisti, che vede specie i partiti progressisti, tutti quanti, funzionali all’imposizione in Italia di un modello di sviluppo basato unicamente su precarietà e semi-schiavitù!
Infatti Foodora non è che l’ennesimo esempio di cosa è nella realtà la tanto esaltata ‘Sharing Economy’: sfruttamento allo stato puro! Da tempo ci raccontano che “lo sviluppo delle applicazioni in sé crea lavoro, anzi, crea molto lavoro”. Ma che tipo di lavori sono? A parte la solita ristretta cerchia di privilegiati, ossia i creatori delle applicazioni, il resto dei ‘lavori’ creati sono veri e propri ‘mac-lavori’, dove regnano la scarsa umanità verso i dipendenti, i ritmi serrati, lo sfruttamento, gli stipendi da fame, lo stress infinito, i continui sacrifici che non significano quasi mai riconferma contrattuale.
Questa è la dirittura d’arrivo dell’economia capitalista: il lavoro, precarizzato e fonte di crescenti ingiustizie sociali, ormai ridotto a una scialuppa di salvataggio obbligata per sempre più persone più che a un futuro di opportunità.

Ai lavoratori di Foodora va la nostra solidarietà! Basta con lo sfruttamento di multinazionali avide e senza controlli!

giovedì 30 giugno 2016

A Torino svanisce la promessa del Reddito di Cittadinanza!

Da sempre Resistenza Nazionale pensa che sia arrivato il momento di introdurre nel nostro paese un sistema di sussidi permanenti per chi perde il lavoro o non trova il lavoro, un modo per ridare ai cittadini Dignità e creare un minimo di Giustizia Sociale. D’altronde, siamo l’unico paese in Europa ormai a non avereuna qualche forma di Reddito Minimo Garantito, che, lo ricordiamo a tutti, in Italia non è mai stato inserito fin dall’inizio per la forte opposizione dell’allora Partito Comunista, che riteneva che lo strumento ‘svilisse il lavoro’. Per questo motivo abbiamo negli ultimi anni seguito con attenzione le proposte del Movimento 5 Stelle relative al Reddito di Cittadinanza. Negli ultimi giorni però siamo venuti a conoscenza di un fatto piuttosto singolare, per non dire sgradevole.
Durante la campagna elettorale per le comunali a Torino la candidata sindaco del M5S aveva espresso in piazza, durante un comizio pubblico in Piazza San Carlo con presente Luigi Di Maio, la presente promessa: «Se sarò sindaco….ci batteremo per il reddito di cittadinanza che introdurremo SUBITO» ( http://formiche.net/2016/05/30/ecco-come-luigi-di-maio-scalda-la-campagna-grillina-di-chiara-appendino-torino/ ).

Subito dopo la vittoria però, senza lasciare passare neppure un giorno, la ‘promessa’ però muta forma, chissà come mai, e da lo «introdurremo subito» si passa ad un vago «assieme a Virginia Raggi faremo pressioni sul governo affinché venga introdotto». «Faremo - ha aggiunto - anche pressioni su Chiamparino (presidente della Regione Piemonte, ndr). Faremo pressioni perché venga introdotto a livello regionale o nazionale» ( http://www.corriere.it/amministrative-2016/notizie/torino-appendino-la-vittoria-tav-portero-tavolo-ragioni-no-0afe7d8a-36d5-11e6-88d7-7a12a568ff47.shtml?refresh_ce-cp ). Insomma, promessa sfumata, niente più Reddito di Cittadinanza per i torinesi poveri! Passo oltretutto confermato anche dalle parole dell’assessore al Welfare scelto dall’Appendino, Sonia Schellino, per in un’intervista apparsa in data 24 giugno 2016 sul quotidiano locale Cronaca Qui. Alla domanda del giornalista «Cosa rispondiamo invece a chi si è appassionato all’idea del RDC? » la risposta è quantomeno amara «Bisogna evitare le visioni utopiche perché il Reddito di Cittadinanza sarebbe innanzitutto una misura nazionale».

Come dire, è stata fatta la promessa di inserimento immediato (“subito”!) ma adesso, dopo aver preso i voti anche per quella promessa, ora definita ‘utopica’, si preferisce ribaltare il tutto su altri referenti politici (in modo tale poi da accusare loro per la mancata introduzione del RDC?). Non c’è niente da fare, nella politica italiana non c’è proprio limite al peggio.


giovedì 26 maggio 2016

Reddito garantito

Un articolo apparso di recente su Libero ha confermato quanto da noi sostenuto ormai da anni: serve un REDDITO DI INCLUSIONE erogato a chi ha perso il lavoro e non riesce più a rientrarvi. Nell’articolo in questione Bill Gross, ‘guru della iper-finanza’ e gestore di fondi a livello globale, sostiene che l’unico modo per far ripartire l’economia è quello di erogare un ‘reddito di cittadinanza targato BCE’.
Questo perché? Sicuramente Gross, come tanti suoi pari, ha a disposizione analisi di scenario molto sofisticate, accurate e assolutamente realiste e ha chiaramente compreso che il sistema, così come è strutturato, specie in Italia, ha ben poca strada davanti se qualcosa non cambia. Scenari poco promettenti per i fedeli della causa neoliberista. Secondo il gestore di Janus Capital “Praticamente tutti i settori dell’economia esistenti diverranno meno dipendenti dal lavoro man mano che le nuove tecnologie verranno inglobate nei modelli di business” e “non sono solo le tute blu ad essere minacciate dall’onda tecnologica, anche i colletti bianchi”. Gross ha probabilmente capito che da qui in avanti, complice anche la prossima rivoluzione tecnologica che con la massiccia robotizzazione distruggerà milioni di posti di lavoro, cambia tutto e ciò avrà pesanti ripercussioni sulla società in cui viviamo, se non si esce dalla palude in cui il neoliberismo si è infilato. Secondo Gross “Se un numero in costante crescita di lavoratori continuerà ad essere sostituito dai robot, avranno comunque bisogno di denaro per vivere, o no? E se tutto ciò vi sembra una forma di socialismo, vi consiglierei di farci l’abitudine”. Di conseguenza “per far sopravvivere una società civile serve un reddito di base universale, non ci sono altre strade. Dovremmo spendere le nostre risorse dove c’è più bisogno – le infrastrutture in declino per esempio, il settore sanitario per una popolazione sempre più senescente e forse per una nuova idea rivoluzionaria chiamata reddito minimo universale”. Unica alternativa a tale politiche “è una riabilitazione a base di austerity e una protratta recessione”. Con conseguenti possibili rivoluzioni, insurrezioni e scenari di crescente violenza, aggiungiamo noi, visto che sempre più persone non hanno più nulla da perdere. Scenari di sicuro ben chiari a Gross, se arriva a tali conclusioni. Secondo le analisi di Gross solo in Italia tale reddito di base il PIL tricolore riceverebbe uno choc da 225 miliardi, pari a un +14% (adesso viaggiamo sul 0,3%), dato che migliorerebbe immediatamente anche i conti pubblici.
 

martedì 26 aprile 2016

NO AL TTIP! STOP ALLA GLOBALIZZAZIONE CAPITALISTA!

Già ad inizio 2015 Resistenza Nazionale, tra i primi in Italia, era scesa in strada per manifestare contro il TTIP, l'ennesimo arnese capitalista il cui unico scopo è il rafforzamento della globalizzazione neoliberista e dei profitti delle multinazionali a scapito di Popoli, Nazioni, Sovranità e Diritti. In questi ultimi giorni il pupazzo a stelle e strisce delle multinazionali, il presidente Obama, è arrivato in Europa con l'unico scopo di spingere i lacchè liberisti locali, incalzati da un'opposizione popolare crescente contraria al trattato, ad accellerare sulla firma definitiva. La cosa non ci stupisce più di tanto: i cosidetti 'democratici' americani sono da sempre i fautori privilegiati della globalizzazione capitalista e degli interessi delle oligarchie del denaro, lo si è ben visto con Clinton negli anni '90. Il TTIP, se firmato, determinerà un accrescimento dei poteri delle multinazionali e delle grosse corporation (specie americane) e la fine di qualsiasi residuo rimasto di Sovranità Nazionale (ossia, i voleri dei Popoli che abitano una Nazione saranno resi secondari rispetto ai voleri delle multinazionali su tutto!), visto che anche i sistemi giuridici nazionali saranno sottoposti al giudizio di tribunali internazionali (scollegati dal controllo democratico dei cittadini) e di organismi privati! Insomma, "il Ttip non è solo una manifesta sottomissione degli interessi europei alla politica estera e commerciale statunitense, ma una definitiva trasformazione dello Stati che compongono l’Europa, che saranno completamente privati della loro sovranità in ambito economico, come già con l‘ euro sono stati privati della loro sovranità monetaria. Il Ttip è, insomma, la fase suprema della globalizzazione!" Il TTIP va respinto in toto, non lasciatevi ingannare di chi parla di presunti 'guadagni' e di posti di lavoro (che, anzi, verranno falcidiati), l'unico risultato sarà il definitivo asservimento dell'Europa agli interessi degli oligarchi mondialisti!

mercoledì 20 aprile 2016

1° Maggio di Lotta Anticapitalista a Plauen!

Mobilitazione nazionalrivoluzionaria e anticapitalista per il Primo maggio! Smash capitalism!
 
 

martedì 22 marzo 2016

Ennesima conferma: un futuro di disoccupazione e povertà!

Nel menefreghismo dei più, la globalizzazione capitalista avanza, implacabile. E i suoi effetti deleteri cominciano a vedersi, anche se per ora dissimulati sotto una coltre di propaganda e menzogne. L'Organizzazione Internazionale del Lavoro ha lanciato negli ultimi mesi un allarme passato perlopiù sotto tono, ma per chi sa vedere sotto la coltre di disinformazione si comincia a delineare quello che sarà il mondo il giorno che il criminale processo di sarà portato a compimento: nel mondo c’è sempre meno lavoro e la disoccupazione è destinata ad aumentare nei prossimi anni, anche nei Paesi 'emergenti' (il che significherà sempre più immigrazione). Il World Employment and Social Outlook - Trends 2016 ammonisce: «Un grande numero di lavoratrici e di lavoratori si trovano a dover accettare lavori a bassa retribuzione, non solo nelle economie emergenti e in via di sviluppo, ma sempre più frequentemente anche nei paesi industrializzati. Dobbiamo prendere provvedimenti urgenti per rilanciare le opportunità di lavoro dignitoso. Altrimenti rischiamo che s'intensifichino le tensioni sociali». Le prospettive occupazionali si sono ormai deteriorate anche nei paesi emergenti e in via di sviluppo, in particolare in Brasile, in Cina e nei paesi produttori di petrolio, afferma l'Ilo. In Europa inoltre - osserva l'Ilo - quasi la metà dei disoccupati sono a rischio povertà. «In molti paesi europei, la ripresa dell'occupazione è andata a scapito della qualità, con la creazione di nuovi posti di lavoro concentrata in buona parte in forme di occupazione non standard (come il lavoro occasionale e a tempo parziale)», aggiunge. La quota dei contratti di lavoro a tempo pieno, “che rappresentava oltre l'80% dell'occupazione totale nel 2007, è scesa di oltre 3 punti percentuali nel 2015. Al contrario, la quota di rapporti di lavoro a tempo parziale sul totale dell'occupazione è salita a più del 22 % nel 2015». Ed il lavoro a tempo parziale è spesso non volontario.
Che significa tutto ciò? Che stanno cominciando ad arrivare al pettine i nodi di un processo artificiale indotto, la globalizzazione neoliberista, le cui conseguenze sono già visibili oggi, per chi vuole vederle ovviamente: povertà, disoccupazione, ingiustizie sociali crescenti, schiavitù di ritorno, precarietà, immigrazione crescente, sfruttamento e profitti immensi per pochi. Insomma, il capitalismo al suo top! Ma nonostante i segnali sempre più allarmanti che emergono, la questione non sembra interessare più di tanto le persone, prese unicamente da visioni di breve respiro, consumismo compulsivo e disimpegno, apatiche e speranzose unicamente che quando la tempesta arriverà non tocchi a loro, ma solo agli altri! E poi non dite che non vi avevamo avvertito!

giovedì 3 marzo 2016

Strane convergenze: stessa lotta, stessi obiettivi!

Quanto sta succedendo in questi giorni a Calais (e come si è visto anche a Ventimiglia) non può non far notare la presenza, tra le migliaia di immigrati accampati nella 'giungla', di attivisti di un'organizzazione che si chiama 'No Border', composta da militanti anarchici e dei centri sociali. Sul suo sito, l’entità si definisce “un network europeo di gruppi antirazzisti che lavorano insieme contro l’esclusione e la criminalizzazione dei migranti e la libera circolazione”. In parole povere, un network che si batte per l'abolizione delle frontiere. Guarda caso, stesso obiettivo da sempre cavallo di battaglia dei poteri forti mondialisti (industriali, corporations, multinazionali, lobby finanziarie, schiavisti e sfruttatori vari)come di politici globalisti come la Merkel, gli stessi che, sempre guarda caso, sono accaniti sostenitori dei flussi migratori! 

lunedì 15 febbraio 2016

NO ALLA CONCESSIONE DELLO STATUS DI ‘ECONOMIA DI MERCATO’ ALLA CINA!

Entro febbraio l’Unione europea dovrebbe decidere se concedere o meno al gigante asiatico lo status di economia di mercato.  Raggiungere lo «status di economia di mercato» alla Wto è uno degli obiettivi strategici della Cina, e ben capiamo il perché. Fra i benefici ci sarebbero le maggiori difficoltà dell’Europa a imporre dazi antidumping sulle aziende cinesi che riducono in modo scorretto i prezzi.
Purtroppo, ma la cosa non ci stupisce, la Commissione Europea sarebbe orientata a dire SI. Pesanti le conseguenze di tale scelta scellerata (ma ne fanno di diverse gli oligarchi di Bruxelles?): secondo una ricerca dell’Economic Policy Institute il riconoscimento dello stato di economia di mercato alla Cina comporterebbe la perdita di  3,8 milioni di posti di lavoro ed una riduzione del PIL dell’UE del 2%. Praticamente la concessione disarmerebbe unilateralmente le difese commerciali europee contro la Cina. Questo riconoscimento faciliterebbe infatti l’inondazione in Occidente di merci cinesi a basso costo, mettendo maggiormente in difficoltà i settori industriali più vulnerabili e aggravando ulteriormente la crisi. Gran parte dell’industria europea, guidata da settori come l’acciaio, che ha perso un quinto della forza lavoro dal 2009, la ceramica e il tessile, sono contrari, così come i sindacati. In Italia si rischia la perdita di ulteriori milioni di posti di lavoro e in cambio verremmo sommersi da tonnellate di paccottiglia inutile. A livello europeo, la Germania è favorevole ad accontentare Pechino. Ma non ci stupirebbe vedere che pure il governo italiano, tafazzisticamente, si accodi (come è stato per il TTIP).
No alla Cina, stop globalizzazione!