domenica 13 luglio 2008

DOPPIOPESISMI

La sinistra antifa persegue da sempre il metodo del ‘doppio peso’ nel giudicare eventi e comportamenti: da un lato stigmatizzando e criminalizzando duramente tutte le attività dell’avversario politico (il ‘nemico da eliminare’) e invece giustificando, sorvolando o passando sotto silenzio allo stesso tempo le azioni cruenti degli squadristi rossi.

Molteplici sono le modalità di azione degli antifa contro l’avversario nazionalista: si va dall’adesivo militante e minaccioso al volantinaggio intimidatorio contro esponenti del fronte opposto, dal picchettaggio/assalto a luoghi di ritrovo avversari (come successe a Londra alla fine degli anni ’80 nella zona di Carnaby Street contro alcuni negozi vendevano, tra le altre cose, materiali di Blood & Honour fino ad arrivare ad oggi, tanto per fare un esempio, ai negozi che vendono capi della Thor Steinar in Germania), senza disdegnare le vere e proprie spedizioni punitive violente che, seppur passate sotto silenzio dai media, proseguono in tutte le nazioni europee.
In parallelo prosegue una fitta attività di ‘intelligence’: dai ‘dossier antifa’ (molto spesso pieni di menzogne) ai siti web (come ad esempio ecn.org, ma tanti altri potrebbero essere citati) che si occupano di registrare tutte le presunte ‘malefatte’ del nemico politico (ovviamente non siamo mai riusciti a vedere in questi siti un solo commento sulle violenze quando a compierle sono i loro stessi compagni!) fino alle pagine on-line che glorificano aggressioni, pestaggi e violenze sugli avversari politici. Anche in questo caso, come al solito, i campioni della falce-e-martello perseguono la via del ‘doppio peso’ nel giudicare i fatti.

E a questo proposito un caso emblematico lo abbiamo in Inghilterra, con il sito web Redwatch!
Il sito in questione, evoluzione digitale del noto ‘Black Mag’ dei primi anni ’90, pubblica notizie e foto di manifestazioni di gruppi del fronte rosso come Anti-nazi league, Red Action, Anti fascist action e altre amenità simili, con l’unico intento di mostrare (e quindi togliere dall’anonimato, utile per le azioni violente) marce ed attività della sinistra radicale o meno.
Non fosse mai! Dopo decenni passati a schedare ed esporre impunemente i militanti nazionalisti (con tanto di foto, indirizzi, targhe di auto, luoghi di lavoro, ecc, come fanno riviste come Searchlight e come qui in Italia facevano negli anni ’70 i compagni di Lotta Continua sulla loro rivista), ora che tocca a loro ricevere lo stesso trattamento eccoli urlare pieni di sdegno e fare appelli alla privacy e alla giustizia di intervenire con arresti, pene severe, carcere, (e magari chiederebbero pure la pena di morte, se potessero!).
Non c’è limite all’ipocrisia rossa!

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