mercoledì 26 settembre 2012

Lo vuole l'Europa? Solo quando fa comodo!

In tema di sussidi contro la disoccupazione e la precarietà, dramma per milioni di italiani (siamo oltre l'11% di disoccupati!) abbandonati a se stessi e all apovertà, l'Italia sembra essere, assieme a pochi altri paesi (Grecia e Ungheria), il fanalino di coda in Europa!
I nostri politicanti però, sempre pronti a urlare in massa 'LO VUOLE L'EUROPA' quando si tratta di introdurre in Italia nuove tasse o misure che vanno contro il volere del Popolo (che in una vera Democrazia dovrebbe essere sovrano), stranamente dimenticano che proprio dall'Europa da anni piovono richieste per estendere il livello dei sussidi, fin dal 1992!
Ecco una parte del testo della raccomandazione 92/441 CEE pubblicato anche sulla Gazzetta ufficiale:

Ogni lavoratore della Comunità europea ha diritto ad una protezione sociale adeguata e deve beneficiare, a prescindere dal regime e dalla dimensione dell'impresa in cui lavora, di prestazioni di sicurezza sociale ad un livello sufficiente.
Le persone escluse dal mercato del lavoro, o perché non hanno potuto accedervi o perché non hanno potuto reinserirvisi, e che sono prive di mezzi di sostentamento devono poter beneficiare di prestazioni e di risorse sufficienti adeguate alla loro situazione personale.

(12) … il Parlamento europeo, nella sua risoluzione concernente la lotta contro la povertà nella Comunità europea (5), ha auspicato l'introduzione in tutti gli Stati membri di un reddito minimo garantito, inteso quale fattore d'inserimento nella società dei cittadini più poveri;

il Comitato economico e sociale, nel suo parere del 12 luglio 1989 in merito alla povertà, ha anch'esso raccomandato l'introduzione di un minimo sociale, concepito ad un tempo come rete di sicurezza per i poveri e strumento del loro reinserimento sociale

L’Europa raccomanda a tutti gli stati membri:

di riconoscere, nell'ambito d'un dispositivo globale e coerente di lotta all'emarginazione sociale, il diritto fondamentale della persona a risorse e a prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana e di adeguare di conseguenza, se e per quanto occorra, i propri sistemi di protezione sociale ai principi e agli orientamenti esposti in appresso.

E questo significa che al reddito minimo garantito si può avere accesso

senza limiti di durata, purché il titolare resti in possesso dei requisiti prescritti e nell'intesa che, in concreto, il diritto può essere previsto per periodi limitati, ma rinnovabili!

 
Non è forse arrivato il momento di introdurre anche in Italia un sussidio esteso a tutti?

mercoledì 19 settembre 2012

Dalla parte dei lavoratori italiani! Sempre!

Lunedì 17 si è svolto lo sciopero nazionale di otto ore dei lavoratori delle telecomunicazioni per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da nove mesi e applicato ad oltre 200.000 addetti di cui oltre 80.000 lavoratori impiegati nei call center. Attivisti di RN, da sempre sensibili ai temi che riguardano i lavoratori italiani, hanno presenziato autonomamente alla manifestazione regionale che si è tenuta a Torino nella mattinata, a cui hanno partecipato circa 2mila lavoratori, con un corteo che è partito da via Magenta e si è concluso in via Fanti, davanti all'Unione Industriali.
Il mancato rinnovo del contratto è un campanello d’allarme per un settore fortemente a rischio di ulteriori delocalizzazioni (con i call center trasferiti all’estero), esternalizzazioni e licenziamenti, specie in una città come Ivrea, dove l’eventuale chiusura o dipartita anche dei call center darebbe il colpo di grazia definitivo ad un territorio già fortemente colpito da una feroce deindustrializzazione e conseguente disoccupazione di massa!


venerdì 14 settembre 2012

EGEMONIA CULTURALE CAPITALISTA

Il continuo aggravarsi delle condizioni economico-sociali in Italia e in molti paesi europei CI conferma che quello a cui stiamo assistendo non è la ‘classica’ crisi passeggera, ma bensì che ci troviamo di fronte ad una nuova REALTA’ STRUTTURALE che, oltre ad aggravarsi progressivamente, durerà parecchi decenni.
Siamo quindi condannati ad un futuro fatto di DISOCCUPAZIONE DI MASSA, PRECARIETA’, DISUGUGLIANZE SOCIALI, INGIUSTIZIE CRESCENTI!
Paradossalmente, tutto ciò non sembra interessare più di tanto i diretti interessati, ossia tutti quei cittadini non-privilegiati che subiscono massicciamente le politiche capitaliste, mentre il sistema continua a godere di un ampio consenso!
Come mai questa passività? Le ricette economiche e sociali dominanti (tagli, privatizzazioni, flessibilità, precarietà, sostegno e incentivi ai ricchi, americanizzazione degli stili di vita), sempre le stesse da decenni, hanno ampiamente dimostrato quanto fallaci e menzognere siano le altisonanti promesse di progresso e prosperità per tutti previste dai globalizzatori capitalisti, ma gli strateghi neoliberisti sono riusciti nell’impresa di spingere le masse a pensare che non ci sia nessuna alternativa al sistema capitalista!
Attraverso la ‘promessa dell’opulenza’ le oligarchie capitaliste mondialiste sono riuscite in un’impresa a dir poco titanica: allineare le masse, attraverso i desideri di possesso e di consumo e facendo leva sull’avidità e i bassi istinti, agli interessi delle ristrette élites che dirigono il gioco, imponendo di fatto i propri schemi sociali e mentali.
Fin dai primi anni ’70, quando la Commissione Trilaterale approntava nuove strategie di ‘domesticazione sociale’ attraverso follie quali l’abbondanza fittizia di merci inutili e la ‘costruzione di situazioni’ per indurre all’apatia sociale, è in atto un vero e proprio processo di EGEMONIA CULTURALE confacente al mantenimento dello status quo presente!
‘Egemonia culturale’ è un concetto formulato da Antonio Gramsci che descrive il ‘dominio culturale’ di un gruppo o di una classe che «sia in grado di imporre ad altri gruppi, attraverso pratiche quotidiane e credenze condivise, i propri punti di vista fino alla loro interiorizzazione, creando i presupposti per un complesso sistema di controllo».
Come ci dice Giuseppe Cadetto (su Diorama nr.308) “l’ideologia neoliberista ha penetrato ogni ambito della società fino a modificare la stessa natura antropologica delle persone. Il suo successo è il frutto di una lunga serie di fatti che hanno dato vita nel mondo ad un’egemonia culturale che potremmo definire di tipo gramsciano, ma a parti capovolte rispetto alle attese di chi aveva formulato il concetto, perché è stato il ceto oligarchico neoliberale ad imporre i propri valori e la propria ideologia alle classi popolari, svuotando di significato le istituzioni rappresentative democratiche, non più in grado di recepire e rappresentare le esigenze dei ceti subalterni”.