giovedì 5 luglio 2018

Disoccupazione ad Ivrea ed eporediese: sfatiamo alcuni miti.


Nonostante certe trionfali dichiarazioni dei precedenti governi il Belpaese, nonostante rimanga la seconda potenza manufatturiera in Europa, si conferma saldamente ai primi posti nella classifica europea dei paesi col maggior numero di disoccupati.
Mentre a livello nazionale finalmente pare che almeno a livello di discorso generale qualcosa si muova, per quanto in maniera molto limitata, localmente parlando sembra che la questione non sussista: si sente poco parlare di disoccupazione ad Ivrea, come se la faccenda fosse limitata ad aree marginali e di poco conto. Nonostante un certo disinteresse dell’amministrazione comunale in uscita per questo problema, purtroppo la nostra zona non sfugge a questa tremenda realtà, come mostrano i dati relativi ai numeri:


Un problema sociale enorme, con situazioni di disagio piuttosto marcate! A cui non si è neppure tentato di dare risposte, neppure di basso respiro. Oltretutto, c’è anche da notare come i dati mostrino una realtà che stride duramente con la narrazione (propaganda) a cui siamo sottoposti da tempo, ossia che la disoccupazione sia un problema limitato meramente ai ‘giovani’. Se si esaminano le varie classi di età, non è possibile non notare, dai numeri, che le classi messe peggio sono quelle relative agli over-35:


La disoccupazione per gli over-35 è una piaga sociale che nasce da una DISCRIMINAZIONE in atto, di cui ancora non esiste piena consapevolezza nella società. Il numero dei disoccupati tra i 35 ed i 65 anni è in costante aumento (in Italia le stime indicano circa 3 milioni e 500 mila individui, tra disoccupati ed inattivi). Le offerte di lavoro, le poche disponibili, sono quasi esclusivamente riservate agli under 35. E’ nella fascia tra i 35 e i 49 anni che si è avuta la crescita maggiore della condizione di povertà tra 2015 e 2017, fino ad oggi. Né giovani, né anziani. Persone che dopo aver superato il passaggio infernale dell’ingresso nel mercato del lavoro, per colpa di precarizzazione e licenziamenti non riescono a stabilizzarsi. Non a caso, in questa fascia d’età si raccoglie il maggior numero di disoccupati di lunga durata. Tra chi ha più di 35 anni e non ha un lavoro, in Italia più di un milione sono alla ricerca da più di un anno (l’Italia ha cifre di disoccupati cronici paurose: sei disoccupato, resti disoccupato! Abbiamo un numero di ‘SCORAGGIATI’ che è tre volte superiore alla media europea!). Una situazione che non dovrebbe essere trattata con leggerezza, visto che si tratta di fasce di età nelle quali la mancanza di reddito può pesare fortemente rispetto alle necessità di sostentamento delle famiglie, in un paese dove follemente non esistono, a differenza del resto d’Europa, forme di sostegno di lungo periodo ai disoccupati, nel mentre l’età pensionabile che si alza sempre più.
A questo punto le possibilità sono due: o si continua, come è stato fatto finora, a disinteressarsi del problema, con conseguenze disastrose, o lo si comincia ad affrontate seriamente (ossia non come è stato fatto col REI del precedente governo, misura inutile e inefficiente), con interventi radicali (magari cominciando anche a usare meglio i Fondi Europei), puntando sia a livello locale che nazionale sulla GIUSTIZIA SOCIALE e intervenendo per ridurre le DISCRIMINAZIONI che colpiscono molti italiani ed eporediesi! 



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