Fmi: Ue aumenta fondi ma Italia no, status a rischio
L'Italia rischierebbe di perdere il suo status all'interno del Fondo Monetario Internazionale per la scelta di non voler elargire alcun contributo addizionale a differenza di Germania, Francia e Regno Unito che, al contrario, intendono contribuire in modo sostanziale la ricapitalizzazione del Fondo Monetario Internazionale, con una promessa di esborso che fa passare il contributo dell'Unione Europea da 75 a 125 miliardi di euro. L'annuncio è scaturito oggi nel corso del vertice Ecofin dei ministri finanziari a Bruxelles: la Germania, la Francia e la Gran Bretagna, ma non l'Italia - secondo quanto riporta l'agenzia Apcom - hanno detto che cercheranno di colmare la differenza rispetto ai 500 miliardi di ricapitalizzazione fissati dal vertice di Londra. Nel dettaglio la Germania ora promette 25,03 miliardi di euro (35,95 miliardi di dollari), la Francia 18,45 miliardi (26,5 miliardi di dollari) e mentre la Gran Bretagna porterà il suo impegno da 11 a 26 miliardi di dollari. L'Italia è l'unico membro europeo del G7 a non aver annunciato un "rilancio" del proprio contributo e rischia di dover cedere più peso decisionale nell'istituzione rispetto agli altri tre Paesi a favore dei paesi emergenti. Oltre all'Italiarischiano di perdere peso anche la Spagna e i Paesi Bassi.
Mentre in Europa esplode la disoccupazione (tasso del 9,5% in luglio), i politicanti pensano a devolvere ulteriori fondi ad un’istituzione mondialista e neocolonialista che, in nome del Dio Unico Profitto, ha come unico scopo di favorire l'arricchimento delle oligarchie globali.
Le politiche imposte alle nazioni dal FMI (e della Banca Mondiale, assieme agli altri organismi capitalisti globali), da sempre in totale sintonia con gli interessi geo-strategici e geo-economici degli Stati Uniti, prevedono la rigida applicazione del modello di sviluppo neo-liberista.
In cambio di prestiti, il Fmi impone al paese ricevente la ‘liberalizzazione’, che significa: un'economia aperta alla penetrazione e al controllo dei capitali stranieri, liberalizzazione dei capitali e delle proprietà estere, lo smantellamento del sistema pubblico con conseguentui tagli molto drastici ai servizi pubblici per la popolazione, privatizzazioni selvagge (come quella, in corso, dell’acqua), l’abolizione delle protezioni sui prodotti nazionali, ecc.
Queste misure criminali mettono ancor più saldamente il potere nelle mani delle classi agiate e degli investitori (‘stabilità’) e rafforzano la classica struttura a due livelli delle società del Terzo Mondo - gli ultraricchi (con una classe relativamente agiata di professionisti al loro servizio) e un'enorme massa di gente poverissima e sofferente.
Insomma, il ‘modello mondialista’, che si intende diffondere su tutto il pianeta!
Abolire le strutture della tirannia globale!
Le politiche imposte alle nazioni dal FMI (e della Banca Mondiale, assieme agli altri organismi capitalisti globali), da sempre in totale sintonia con gli interessi geo-strategici e geo-economici degli Stati Uniti, prevedono la rigida applicazione del modello di sviluppo neo-liberista.
In cambio di prestiti, il Fmi impone al paese ricevente la ‘liberalizzazione’, che significa: un'economia aperta alla penetrazione e al controllo dei capitali stranieri, liberalizzazione dei capitali e delle proprietà estere, lo smantellamento del sistema pubblico con conseguentui tagli molto drastici ai servizi pubblici per la popolazione, privatizzazioni selvagge (come quella, in corso, dell’acqua), l’abolizione delle protezioni sui prodotti nazionali, ecc.
Queste misure criminali mettono ancor più saldamente il potere nelle mani delle classi agiate e degli investitori (‘stabilità’) e rafforzano la classica struttura a due livelli delle società del Terzo Mondo - gli ultraricchi (con una classe relativamente agiata di professionisti al loro servizio) e un'enorme massa di gente poverissima e sofferente.
Insomma, il ‘modello mondialista’, che si intende diffondere su tutto il pianeta!
Abolire le strutture della tirannia globale!
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