Islanda, al referendum trionfa il no
Il 93% dei votanti ha bocciato la restituzione di 3.9 miliardi a Gb e Olanda: l'Islanda ha detto di NO nel modo più risoluto alla legge che prevedeva il rimborso di quasi 4 miliardi di euro di debiti a Gran Bretagna e Olanda.
Ma sul tavolo delle trattative fra i tre paesi, mentre gli islandesi ieri andavano alle urne nel referendum sul debito, c'era già un'altra proposta di ripagamento del debito, con termini più vantaggiosi per il governo di Reykiavich. Il voto dunque non chiude bensì riapre il negoziato, limitandosi a esprimere una sonora protesta a livello politico: la rabbia della gente per il modo in cui banchieri, speculatori e un capitalismo senza regole hanno messo in pericolo e poi messo in ginocchio un intero paese!
Il presidente della repubblica islandese, Olaf Ragnar Grimsson, è stato il primo a dire di no alla proposta di legge sul rimborso, rifiutandosi di firmarla. Diventando così il portavoce di un diffuso malcontento popolare: durante le operazione di voto, sabato, molti hanno esposto cartelli con slogan come "salviamo il paese, non le banche" e "no al capitalismo strozzino".
In gioco, a questo punto, non c'è solo il rimborso a Gran Bretagna e Olanda, ma anche il possibile ingresso dell'Islanda nell'Unione Europea: in passato orgogliosamente contraria a entrare nella Ue, all'indomani del crack finanziario mondiale del 2008 l'isola al limitare del mar glaciale artico aveva guardato con improvviso entusiasmo alla prospettiva di un'adesione all'Europa dei 27. Bruxelles l'ha messa in una sorta di corsia preferenziale che prevede la possibilità di accesso, insieme alla Croazia, forse già nel 2012. Ma i negoziati sul debito con Londra e l'Aia, l'impressione di essere ancora una volta sfruttati da banche e banchieri, ha fatto cambiare umore a molti islandesi e ora i sondaggi dicono che circa metà della popolazione è di nuovo contraria all'adesione.
In gioco, a questo punto, non c'è solo il rimborso a Gran Bretagna e Olanda, ma anche il possibile ingresso dell'Islanda nell'Unione Europea: in passato orgogliosamente contraria a entrare nella Ue, all'indomani del crack finanziario mondiale del 2008 l'isola al limitare del mar glaciale artico aveva guardato con improvviso entusiasmo alla prospettiva di un'adesione all'Europa dei 27. Bruxelles l'ha messa in una sorta di corsia preferenziale che prevede la possibilità di accesso, insieme alla Croazia, forse già nel 2012. Ma i negoziati sul debito con Londra e l'Aia, l'impressione di essere ancora una volta sfruttati da banche e banchieri, ha fatto cambiare umore a molti islandesi e ora i sondaggi dicono che circa metà della popolazione è di nuovo contraria all'adesione.
1 commento:
E bravi gli islandesi. Speriamo che anche gli atri popoli europei, in primis quello italiano, imparino ad opporsi al Sistema capitalista!
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