Agghiacciante rapporto presentato dal Censis su come sarà la società italiana tra 20 anni. E' l'Italia del 2030 che emerge dalle proiezioni del Censis nel convegno "Come staremo al mondo?", che apre il tradizionale "Mese di sociale" dell'Istituto di studi sociali.
I risultati emersi dalla ricerca fanno rabbrividire e mostrano un Paese allo sbando al centro-nord e spopolato e poverissimo al sud. Spariscono i giovani e la società sarà composta in maggioranza da ultra 65enni.
Ovviamente, non è possibile non notare che la direzione politica, economica e sociale assunta negli ultimi 20 anni, improntata ad un modello mondialista e turbocapitalista, non lascia molte speranze.
Per riuscire a reggere, il tasso di occupazione dovrebbe salire dall'attuale 57,5% al 60,1% nel 2030. Se invece volessimo raggiungere l'obiettivo previsto dalla strategia di Lisbona (una quota di occupati del 70 per cento tra la popolazione di 15-64 anni) bisognerebbe creare 480.000 nuovi posti di lavoro l'anno per i prossimi dieci anni. Tenendo conto delle dinamiche turbocapitaliste che dominano la nostra società, incentrate su delocalizzazioni massiccie di industrie, sulla riduzione della forza lavoro, sull’importazione massiccia di beni (e in misura crescente anche si servizi. Si guardi per i call center) e sulla precarietà dilagante, non ci sembra che si possa essere molto ottimisti…
Insomma, l’ennesimo campanello d’allarme (che sicuramente rimarrà inascoltato) sul futuro da incubo che si prospetta nel caso non si opti rapidamente per un modello diverso da quello capitalista/mondialista. Bisogna cambiare strada!
I risultati emersi dalla ricerca fanno rabbrividire e mostrano un Paese allo sbando al centro-nord e spopolato e poverissimo al sud. Spariscono i giovani e la società sarà composta in maggioranza da ultra 65enni.
Ovviamente, non è possibile non notare che la direzione politica, economica e sociale assunta negli ultimi 20 anni, improntata ad un modello mondialista e turbocapitalista, non lascia molte speranze.
Per riuscire a reggere, il tasso di occupazione dovrebbe salire dall'attuale 57,5% al 60,1% nel 2030. Se invece volessimo raggiungere l'obiettivo previsto dalla strategia di Lisbona (una quota di occupati del 70 per cento tra la popolazione di 15-64 anni) bisognerebbe creare 480.000 nuovi posti di lavoro l'anno per i prossimi dieci anni. Tenendo conto delle dinamiche turbocapitaliste che dominano la nostra società, incentrate su delocalizzazioni massiccie di industrie, sulla riduzione della forza lavoro, sull’importazione massiccia di beni (e in misura crescente anche si servizi. Si guardi per i call center) e sulla precarietà dilagante, non ci sembra che si possa essere molto ottimisti…
Insomma, l’ennesimo campanello d’allarme (che sicuramente rimarrà inascoltato) sul futuro da incubo che si prospetta nel caso non si opti rapidamente per un modello diverso da quello capitalista/mondialista. Bisogna cambiare strada!
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